I sogni di Nicola, stroncato sabato scorso mentre marciava per i diritti dei gay

PALERMO – Il 17 maggio si è celebrata la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia; comunità, ecclesiali e non, si sono riunite a Palermo in una veglia di sensibilizzazione, ricordo e protesta, lo scorso 14 maggio.
 
Un’esigenza forte, visto che, in tema di diritti civili, l’Italia è fanalino di coda in Europa, tra le prime in quanto ad atti discriminatori (come Bulgaria e Turchia), e senza una specifica legge contro la violenza omofobica. Intorno a questi motivi, la cornice della chiesa del Gesù ha raccolto preghiere e testimonianze, in una marcia illuminata dai ceri della non violenza. Nessuno sospettava che quelle stesse luci avrebbero illuminato il cammino finale di un’anima impegnata, in una veglia di lotta con tutte le sembianze di una veglia funebre.
 
Nicola D’Ippolito, 67 anni, ex presidente di Arcigay Palermo, membro del gruppo Ali D’Aquila e da nove anni curatore della veglia, si spegneva a pochi metri da Palazzo delle Aquile, ultima tappa della fiaccolata, stroncato dalla debolezza di un cuore già provato, che non gli aveva però impedito di essere in prima fila nell’organizzazione dell’evento.
La morte resta sempre un fatto terribile, in grado di far crollare i buoni propositi, eppure è d’obbligo guardare al di là, alle speranze che un uomo di buona volontà non ha avuto il tempo di veder realizzate. Erano tanti i “sogni” di Nicola, come la lotta contro le malattie sessualmente trasmesse, che ha dato vita a una raccolta fondi, che si protrarrà fino al 15 giugno, o quello espresso in una lettera inviata a Sergio Mattarella, nella quale chiedeva il pieno riconoscimento dell’omoaffettività, rivendicando una legge che conferisse pari dignità alle persone LGBT, citando espressamente il diritto al matrimonio.
E mentre parenti e amici si stringono in un comprensibile dolore, fatti gravi, come il divieto di ospitare la veglia a Genova, da parte della curia, guidata dal cardinale Angelo Bagnasco, a causa delle imminenti elezioni politiche regionali, richiamano alla necessità di non arrendersi, e dare così il miglior tributo alla vita di un uomo dall’incrollabile fede nella necessità del fare per cambiare.
“Sono grato a Nicola per i bei momenti regalati nell’organizzare questa veglia – ricorda Giulio Muscaglione, dell’Agedo Palermo – L’ha resa significativa arricchendola con simboli quali la distribuzione di semi diversi (diversità), la fiaccolata (luce e speranza), la bandiera arcobaleno. Un uomo che se ne è andato mentre sosteneva la lotta di una vita: amare ed essere amato”. Concentrarsi su “quello che c’è ancora da fare” per realizzare il “sogno” racchiuso nel rispetto delle diversità renderà il senso di una perdita inspiegabile, prevenendo la peggiore delle morti, l’abbattimento di chi non ha più niente da sperare, niente per cui lottare. Sarebbe questa la massima ingiustizia.