L’Assessorato regionale al Turismo, intanto, guardando al modello “Culture driven”, di cui accenniamo nella pagina, ha pubblicato sul sito istituzionale della Regione le linee strategiche e di indirizzo politico per la programmazione dello sviluppo della Sicilia, approvato con delibera della Giunta regionale il 20 marzo scorso. Il documento, redatto in sinergia con gli assessorati Beni culturali e Territorio, è stato condiviso con l’Assessorato Economia.
“Si intende contribuire – si legge nelle carte – alla definizione di una visione strategica per lo sviluppo socio-economico della Sicilia, puntando a sviluppare un sistema unitario e integrato di interventi in grado di indirizzare l’amministrazione regionale attraverso una più compiuta programmazione del Po Fesr 2014-2020”.
È scritto inoltre: “La Sicilia avrà a disposizione nei prossimi anni circa 20 miliardi di euro, prendendo in considerazione la chiusura della programmazione comunitaria per il periodo 2007-2013 e la nuova fase di programmazione 2014-2020, includendo programmi regionali e quota parte dei programmi nazionali”.
Il documento prende in considerazione qualche dato dell’Osservatorio nazionale del turismo: “Quattordici milioni di presenze collocano la Sicilia al centro della graduatoria nazionale nella quale primeggiano regioni – Veneto (64 milioni di presenze), Toscana (44 milioni) ed Emilia-Romagna (38 milioni) per le quali, a differenza della Sicilia – si legge – il turismo non è il settore driver dello sviluppo locale, potendo le stesse contare su attività manifatturiere ben consolidate che costituiscono il nucleo forte di molte produzioni leader nel mondo”.
E ancora: “La valorizzazione turistica del vasto patrimonio culturale, naturalistico ed ambientale della Regione identifica oggi l’opzione strategica prioritaria, in grado di contrastare efficacemente la crisi strutturale che attraversa, con intensità diversa, tutti i settori produttivi”.
Le criticità su cui intanto bisogna lavorare sono la mancanza di una governance del turismo (assenza di coordinamento tra istituzioni, difficoltà di monitoraggio delle azioni in corso e varie); trasporti e infrastrutture (insufficienti le vie di accesso all’Isola); canali di vendita (insufficiente l’utilizzo del digitale); formazione e competenze (bassa attrattività per i giovani, carenza di scuole professionali di livello per le professioni inerenti l’industria del turismo).