Istituto d’arte, quel trasloco obbligato una vicenda di sfratti, ritardi e proteste

CATANIA – Questa è una storia di sentenze, di sfratti, proteste e contratti. Questa è una storia dove l’arte da protagonista diventa comprimaria e la fretta domina la scena.
La sede  dell’Istituto statale d’arte di Catania è l’ex collegio dei Gesuiti di via Crociferi. Un palazzo settecentesco dove lo stile barocco, la magnificenza della struttura e la posizione all’interno del centro storico lo rendono sede ideale per questa funzione.
L’immobile è di proprietà della Regione siciliana che, nel 1999, vince una causa di sfratto nei confronti dell’Istituto e della Provincia. Nel 2006, dopo vari ricorsi, si giunge alla sentenza definitiva di sfratto, ma essa non trova mai un’attuazione pratica perché non si sa quale possa essere la nuova sede dell’istituto.
Essendo un edificio storico, quello di via Crociferi ha bisogno di continui interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per renderne la struttura stabile e fruibile agli studenti. Gli interventi di manutenzione sono compiuti dalla stessa scuola che, in una nota firmata dalla preside Bianca Boemi il 9 dicembre 2008, indirizza all’ingegner Trainiti della Provincia la richiesta di interventi straordinari perchè la copertura del tetto della palestra mostra alcuni segni di cedimento e i locali, anche quelli sottostanti, vengono chiusi.
Il 26 maggio 2009 crolla una porzione di tetto della palestra, confermando quanto affermato dalla preside. Dal verbale del sopralluogo compiuto il giorno successivo si evince che la Provincia compierà gli interventi immediati di messa in sicurezza, mentre la Sovrintendenza “si impegna a attribuire priorità all’intervento nella porzione di copertura interessata dal crollo”. Interventi però che si fanno attendere rendendo ad ogni pioggia la palestra una piscina.
 Peggioramento che la stessa Sovrintendenza sottolinea prontamente con una nota del 9/6/2009 chiedendo agli uffici responsabili una valutazione della struttura con le adeguate verifiche tecniche al fine di “scongiurare il perdurare dell’esposizione a gravissime condizioni di rischio della popolazione scolastica nel prossimo anno e ulteriori danni al bene del demanio culturale indisponibile alla Regione siciliana”. Con gli esami alle porte la maturità si svolge sempre in via Crociferi, in locali che i responsabili della sicurezza ritengono adeguati.
Ma la Sovrintendenza il 25 luglio scrive un’altra nota, nella quale dichiara: “Il provvedimento che richiedo (la Sovrintendenza, nda) dovrebbe contemplare lo sgombero del plesso da persone e cose connesse con gli attuali illeciti usi scolastici (Istituto d’arte e suoi studenti, nda) e interdirne l’accesso a soggetti diversi dall’Amministrazione proprietaria (la Regione, nda) o da essa legittimati per l’esecuzione dei non più procastinabili lavori di messa in sicurezza (la Sovrintendenza, nda)”. La nota viene prontamente recepita dal Comune nell’agosto 2009 con un’ordinanza dove il sindaco, oltre ad inserire le considerazioni della Sovrintendenza che abbiamo già citato, stabilisce lo sgombero dalla sede storica di via Crociferi per l’Istituto d’arte per motivi di sicurezza. Pericolo che viene confermato anche dalla commissione tecnica nominata dalla Prefettura. I tempi adesso stringono. Viene ritenuta una sede idonea dalla Provincia l’ex istituto Brancati di Librino. Un complesso degli anni 70’ con 26 aule a disposizione. A questo punto scoppia la protesta, civile e senza tumulti, degli studenti e dei genitori che rifiutano questa sede per motivi tecnici e pratici.
Viene fatto un ricorso al Tar che il 29 settembre 2009 conclude la sentenza dichiarando “l’obbligo del Comune di verificarne (della Brancati, nda) puntualmente le condizioni di agibilità per uso scolastico..”.
Da questo momento in poi viene accantonata questa soluzione e viene scelto come sede l’ex Istituto Savoia di viale Vittorio Veneto. Appartenendo a privati, viene stipulato un contratto della durata complessiva di sei anni. Verranno pagati 60 mila € mensili per i primi due anni e poi 80 mila € al mese per i restanti quattro anni di contratto. La differenza fra le cifre risiede nei costi di adeguamento della struttura a carico della Provincia che dichiara inoltre che, dopo questa sede temporanea, l’Istituto d’arte si trasferirà nell’attuale Aeronautico Ferrarin, nella periferia Nord di Catania, che sarà accorpato con il Nautico.
Addio dunque all’ex collegio dei Gesuiti che, nei piani della Sovrintendenza, dovrà ospitare una biblioteca con gli interventi strutturali – per sostenere il peso dei volumi – che potrebbero stravolgere la struttura.
E i giovani artisti? Non si poteva prevenire questa situazione e soprattutto non si ritiene essenziale che siano ricollocati in quella sede naturale che è il patrimonio storico ed artistico della città, piuttosto che relegarli in periferia?Viene così privato il centro storico di una componente culturale essenziale, dopo che un edificio di pregio come l’ex collegio dei Gesuiti è stato svuotato dalla vitalità e dalla creatività degli storici studenti.