ROMA – è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 127 del 4 giugno il Decreto 2 aprile 2015, n. 70 il “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”, che entrerà in vigore il prossimo 19 giugno.
Le regioni, Sicilia compresa, sono chiamate ad adempiere quanto contenuto nel documento, il quale avvia un processo di riorganizzazione strutturale e di qualificazione della rete assistenziale ospedaliera, per consentire ai cittadini di usufruire, nell’erogazione delle prestazioni sanitarie, di livelli qualitativi appropriati e sicuri e producendo, inoltre, una significativa riduzione dei costi, pur garantendo l’effettiva erogazione dei Livelli essenziali di assistenza.
Inoltre, si legge nel documento, su punta ad “un sostanziale ammodernamento del Servizio sanitario nazionale (Ssn), partendo da alcune tematiche prioritarie, come l’implementazione del governo clinico e la sicurezza delle cure, la ricerca e l’innovazione, nonché gli impegni che discendono dall’appartenenza alla comunità europea, anche a seguito dell’adozione della Direttiva EU/24/2011 sulla mobilità transfrontaliera e la necessaria riorganizzazione della rete ospedaliera in base a standard di dotazione strutturale e tecnologica, bacino di utenza, complessità delle prestazioni erogate.”
Tra le novità: non potranno essere più accreditate nuove strutture con meno di 60 posti letto per acuti e dal 1° luglio 2015, non potranno essere sottoscritti contratti con strutture accreditate con meno di 40 posti letto per acuti, fatta eccezione per le strutture monospecialistiche.
Dal 1° gennaio 2017, inoltre non potranno essere sottoscritti contratti con le strutture accreditate con posti letto ricompresi tra 40 e 60 posti letto per acuti che non siano state interessate dalle aggregazioni previste dallo stesso Regolamento.
E poi, si avrà una classificazione degli ospedali in tre livelli: presidi ospedalieri di base con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti, di primo livello con bacino di utenza compreso tra 150.000-300.000 abitanti e di secondo livello con bacino di utenza compreso tra 3.000.000-1.200.000 abitanti, che devono disporre, in base al livello di appartenenza, di unità operative di complessità e specialità crescente.
Prevista, poi, l’istituzione e il monitoraggio delle “soglie minime” di volumi ed esiti. Cosa vuol dire? Il parametro di razionalizzazione della rete ospedaliera è rappresentato dai volumi di attività specifici per processi assistenziali (percorsi diagnostico-terapeutici) e appropriatezza dei ricoveri e delle prestazioni, a cui deve fare seguito un coerente numero di posti letto, nel contesto di un efficace sistema di governo dell’offerta.
Fissato anche il rapporto posti letto per abitante, che dovrà essere di 3/1000 e 0,7/1000 per la lungodegenza e riabilitazione. Il tasso di occupazione dei posti letto così definiti dovrà attestarsi tendenzialmente al 90 per cento, mentre la degenza media dovrà consistere in 7 giorni. Il tasso di ospedalizzazione è fissato al 160/1000, di cui il 25 per cento riferito ai ricoveri diurni. Largo spazio è dedicato, poi, all’istituzione di reti ospedaliere focalizzate sulle patologie dove il fattore “tempo” è determinate, ossia emergenza cardiologia, ictus e traumi.
E, infine, da annoverare la novità circa l’istituzione di ospedali a gestione infermieristica, ossia l’ospedale di comunità, in modo da consentire l’erogazione di cure “potenzialmente erogabili a domicilio ma che necessitano di ricovero in queste strutture in mancanza di idoneità del domicilio (strutturale e familiare) e di sorveglianza infermieristica continuativa”. Si tratta, stando al Regolamento, di strutture con 15-20 posti letto, facenti capo ai distretti sanitari e gestiti interamente da personale infermieristico, all’interno delle quali l’assistenza medica è assicurata da medici di medicina generale, pediatri o altri medici.