La riforma della scuola ha cercato d’inserire nel suo funzionamento i valori di merito e responsabilità, dando vigoria al capo dell’istituto e conferendogli poteri nella gestione. In altri termini ha voluto inserire la figura del capitano, essenziale al comando di navi, di aerei, di imprese, ove chi ha la responsabilità di dirigere, per ottenere risultati deve avere anche gli strumenti in modo da indirizzare la sua struttura.
I capitani sono soggetti a controlli. Ogni sei mesi vi sono quelli di natura fisica e psichica. Inoltre essi debbono agire in base a rigorosi protocolli e tutto quello che fanno o accade a bordo viene registrato nelle cosiddette scatole nere.
Il che significa che, se da un canto essi possono disporre secondo la propria competenza e il proprio giudizio, dall’altro sono sottoposti a una catena di comando che governa tutta la filiera.
Fuori dall’esempio, nella scuola il Ministero dovrebbe stabilire protocolli rigorosi di funzionamento, con obiettivi di qualità predeterminati, con i quali verrebbe stabilita la funzione dei capitani-dirigenti. Ovviamente i protocolli andrebbero sui siti per verificare la loro applicazione.
Nel sistema tributario esistono i cosiddetti studi di settore, che peraltro sono in forte discussione. Anche nella Scuola si potrebbero formare griglie entro cui inserire i parametri di ogni scuola, per verificarne efficienza, qualità e buon funzionamento.
Conseguenza di queste verifiche dovrebbe essere la remunerazione ai dirigenti, agli insegnanti ed al personale amministrativo, suddividendola in una parte fissa e una parte variabile in funzione dei risultati stessi.
Un’ultima questione riguarda le ore lavorative degli insegnanti, per legge stabilite nel numero di 18 per settimana, ma con un periodo ampio di ferie che normalmente va dal 20 giugno all’1 settembre.
Vero è che molti insegnanti, con materie ove previsto lo scritto devono correggersi i compiti; vero è che si devono riunire in diversi consigli (classe, istituto, ecc); vero è che hanno diversi adempimenti amministrativi; ma resta il fatto che il loro insegnamento è limitato a 18 ore settimanali contro 36 dei loro colleghi statali e 40 ore di quelli del settore privato.