Quando mangiamo una buona pizza – inventata da Raffaele Esposito in occasione della visita della Regina d’Italia Margherita di Savoia nel suo locale di via Chiaia, nel 1889 – non ci sovviene che quel risultato sia frutto dell’utilizzo di ottime materie prime e dell’uso di un procedimento adeguato. Il tipo di farina, il lievito madre, gli ingredienti ed i condimenti, l’olio, la giusta temperatura del forno, la regolare cottura e quant’altro, tutto questo contribuisce alla qualità finale del prodotto.
Vi è quindi un preciso rapporto fra metodo, contenuto e risultato finale. La regola vale per ogni attività che noi facciamo nella quale, però, spesso omettiamo il punto finale: il Codice 31 cui si faceva riferimento all’inizio.
Di che si tratta? Si tratta del controllo, indispensabile per verificare se un processo è stato messo in atto in modo regolare, in tutte le sue parti e se il prodotto è, per conseguenza, idoneo allo standard previsto.
Spesso sentiamo utilizzare da persone il verbo pensare al posto di supporre. Totò, il compianto comico che ha fatto ridere intere generazioni, usava la famosa battuta: Nella vita esistono due cose, le cose certe e le cose supposte. Le cose certe per il momento mettiamole da parte, ma le supposte, dove le mettiamo ?
La metafora della buona pizza ci deve indurre a riflettere sui comportamenti di coloro che hanno l’onere di guidare una Comunità e le sue Istituzioni. Quanti dei vertici nazionali e locali seguono le regole? Quanti osservano i corretti procedimenti per ottenere adeguati risultati?
Se la Comunità soffre, se l’economia va a picco, se il lavoro manca, se vi sono iniquità nelle classi sociali, perchè poche di esse raggruppano più ricchezza di tante di esse, se vi sono dieci milioni di poveri, se tutto ciò accade, vi sono precise responsabilità di chi esercita il potere anziché osservare il dovere.
Quanto precede è responsabilità di chi si autovota leggi che aumentano i privilegi, anziché leggi che diffondano equità, di chi si dimentica con egoismo e menefreghismo che è indispensabile la diffusione del benessere in modo equo dal primo all’ultimo dei cittadini.
La Classe dirigente, proprio per la sua funzione di traino, ha maggiori responsabilità che, però, osserva poco. Mentre dovrebbe immischiarsi, controllare e partecipare l’attività delle Istituzioni (Papa Francesco) e, come prosegue il Papa scendere dal balcone e andare in strada.