Rapporto Ecomafia di Legambiente: nel 2014 un giro di affari di 22 miliardi di euro

CATANIA – Il giro di affari delle Ecomafie non conosce nessun arresto: nel 2014 cresce ancora e raggiunge i 22 miliardi di euro, con un incremento di ben 7 miliardi rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno i reati accertati sono stati 29.293, con un ritmo di 80 al giorno e, in particolare, quasi 4 ogni ora, registrando un aumento delle infrazioni nel settore dei rifiuti, del +26%, e del cemento, del + 4,3%,  perlopiù alimentate dalla corruzione. 
Questi i dati, allarmanti, sull’illegalità ambientale definiti dal nuovo rapporto Ecomafia di Legambiente realizzato grazie al contributo delle forze dell’ordine, tra cui Carabinieri, Forestale, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Capitanerie di porto, Agenzia delle dogane e dei monopoli, Polizie provinciali, Direzione Investigativa Antimafia, Direzione nazionale antimafia. Stando ai dati pubblicati nel rapporto, la Puglia è in testa alla classifica regionale degli illeciti; il Lazio è la prima regione del centro Italia, la Liguria la prima del nord mentre la Lombardia è al top per le indagini sulla corruzione.
Più della metà, ovvero 14.736, del totale delle infrazioni si è registrato in Puglia, Sicilia, Campania e Calabria: i numeri non lasciano alcun dubbio visto che, proprio in queste regioni, sono state registrate 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri. A farla da padrone i numeri dell’agroalimentare, che fattura 4,3 miliardi per 7.985 illeciti; il racket degli animali colleziona invece 7.846 reati.  Il settore più redditizio sembra dunque essere, per le organizzazioni criminali, quello agroalimentare rispetto all’anno precedente, il 2013 quando aveva registrato incassi per 500 milioni di euro. Le inchieste sul traffico organizzato di rifiuti arrivano a 35 nel 2014 (285 dal 2002); in generale le infrazioni nei rifiuti superano le 7 mila, quasi 20 al giorno. Aumentano anche gli illeciti nel ciclo del cemento: 5.750 reati realizzati soprattutto in Campania e poi in Calabria, Puglia e Lazio.
Diminuisce invece il numero di incendi, ma aumenta la superficie boschiva finita in fumo: dai 4,7 mila ettari del 2013 ai 22,4 del 2014.  Nel 2014 sono stati 852 i furti d’opere d’arte accertati dalle forze dell’ordine.
Legambiente traccia anche un identikit dei professionisti dell’ecomafia: si va dal trafficante dei rifiuti ai trasportatori e agli industriali fino agli intermediari con le istituzioni o ad alcune “figure chiave” come il politico locale e il funzionario pubblico. 
“Vogliamo ribadire che la buona politica e un sistema di controlli efficace – afferma il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – sono il miglior antidoto per debellare le ecomafie, ecco perché auspichiamo che nei prossimi mesi sia varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti”.
Controlli da effettuare, ma anche senso civico del Belpaese, come ha affermato in occasione della presentazione del Rapporto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Ricostruire un equilibrio tra territorio e società, tra sviluppo e cultura, tra ambiente e diritto della persona è anzitutto la grande impresa civica a cui ciascuno di noi è chiamato con responsabilità. Il rispetto dell’ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese”. 
 
Per Legambiente questo rapporto Ecomafia ha una rilevanza particolare, considerando che dopo ben ventuno anni di battaglie è stata approvata la legge sugli ecoreati, introducendo così il reato contro l’ambiente nel codice penale. Conseguenza diretta di ciò  gli ecocriminali saranno costretti a pagare: ecco che si guarda al futuro con la speranza che questo 2015 sia uno spartiacque, l’anno in cui le ecomafie e l’ecocriminalità cominceranno ad essere contrastati con gli strumenti repressivi adeguati.