E’ vero che le informazioni cominciano a fare capolino sui siti di ogni ente, ma sono incomplete, arretrate, in qualche caso indecifrabili, in parte per incompetenza di chi inserisce sui siti e in parte per malafede perché non le si vuole far conoscere, in modo da proteggere intrighi e imbrogli interni delle amministrazioni.
Ecco perché è necessaria la pubblicazione dei bandi di gara in alcuni quotidiani nazionali e locali, in modo che essi pervengano ai lettori, che costituiscono la gran parte della popolazione.
La cattiva gestione degli appalti è conforme al cattivo funzionamento della burocrazia, permeabile dalla corruzione. Ecco perché una soluzione radicale sarebbe quella di affidare gli appalti a Magistrati e Guardia di Finanza, ovviamente potenziandone il numero e creando delle apposite sezioni specializzate sulla materia.
Siamo convinti che se gli appalti fossero gestiti da Magistrati e Guardia di Finanza, particolarmente competenti, la corruzione crollerebbe e con essa gli scandali.
Sembra l’uovo di Colombo e ci meravigliamo come nessuno vi abbia pensato.
Alla cattiva legge si è posto rimedio con la nuova. Ma alla cattiva gestione degli appalti e alle emergenze non si è pensato. In ambedue i casi, i disastri cui assistiamo sono dovuti alle irresponsabilità dei dirigenti e di coloro che sono preposti a gestire gli appalti. Vi è, inoltre, l’aggravante di procedure farraginose e volutamente complicate, sicuramente non trasparenti, in modo da consentire gli imbrogli nella più completa opacità.
Una delle cause dei ritardi nella consegna delle opere pubbliche derivava dalla possibilità di riaprire la contrattazione e di rivedere i prezzi. Ora questa possibilità non esiste più, ma nella nuova legge vi sono finestre attraverso cui si gestisce o può entrare il malaffare.
Le opere pubbliche costituiscono una delle più importanti vie per riprendere la crescita, aumentando i servizi in dotazione al Paese, soprattutto nel Sud e specialmente in Sicilia.
Alle stesse opere, Governo, Regioni e Comuni dovrebbero dedicare una gran parte della spesa per investimenti (buona), stornandola da quella corrente (cattiva).