Pubblicità legale sui quotidiani oltre che sui siti internet degli enti appaltanti

ROMA – Avvisi e bandi di gara vanno pubblicati sui giornali oltre che sui siti Internet degli enti promotori. È questa la norma approvata dal Senato nel ddl delega sugli appalti arrivato alla Camera il 23 giugno scorso.
In un mondo fatto di tecnologia, internet e notizie on line i giornali sono ancora un mezzo potente di comunicazione. Lo testimonia un dato importantissimo, emerso da una ricerca Fieg (Federazione Italiana editori giornali) e Upa (Utenti pubblicità associati): sono 46 milioni gli italiani che ogni mese consultano quotidiani e periodici.
Il ddl delega sugli appalti, presentato il 18 novembre 2014 dal Governo al Parlamento, è andato in prima lettura al Senato, e preso in esame dalla commissione Lavori pubblici. È stato approvato dal Senato il 18 giugno.
Finora era stato sostenuto il principio della pubblicazione di avvisi e bandi di gara, o come si dice in gergo “pubblicità legale”, soltanto on line sui siti degli enti promotori.
Adesso invece l’articolo 1 del ddl n. 1678, comma 1, alla lettera “n”, così come emendato, prevede la delega al Governo per la “revisione della disciplina in materia di pubblicità degli avvisi e dei bandi di gara, in modo da fare ricorso principalmente a strumenti di pubblicità di tipo informatico e da prevedere in ogni caso la pubblicazione degli stessi avvisi e bandi in non più di due quotidiani nazionali e in non più di due quotidiani locali, con spese a carico del vincitore della gara”.
La norma in questione è garanzia di trasparenza.
Il giorno prima dell’approvazione del disegno di legge, in occasione del convegno “I mezzi d’informazione a sostegno della legalità. La stampa a garanzia di trasparenza, legalità, contrasto alla corruzione”, è stato lo stesso Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, sottolineando l’importanza della pubblicazione degli appalti sui giornali, ha evidenziato: “Quante volte leggendo il bando per un appalto notiamo che è come un abito sartoriale costruito su misura per un solo vincitore?”.
E in effetti nell’ottica di un’Italia che vuole combattere questo cancro, che è la corruzione, immaginare di non trovare i bandi pubblici sui quotidiani e dover cercare il bando sui siti delle città appaltanti, sarebbe contraddittorio.
Significative le parole del presidente del Senato Pietro Grasso: “Ognuno dovrà fare la sua parte per garantire la legalità. Da parte delle istituzioni e della politica, l’impegno deve essere improntato alla trasparenza, a garantire l’accesso ai dati e fornire gli strumenti per un’informazione corretta”.
“Tagli alle spese” è la motivazione più gettonata per andare contro la pubblicità legale, ma a ricordare che le spese non sono a carico dello Stato, bensì del vincitore della gara, è proprio la norma in questione (art 1, comma 1, lettera “n”), così come esitato dalla Commissione e quindi, garantendo la pubblicità legale sui quotidiani.
Adesso la parola passa alla Camera. Il 23 giugno il ddl (A.C. 3194) è stato trasmesso in commissione Ambiente in sede referente.