Il bello, secondo ognuno di noi, spesso è frutto del nostro stato d’animo. Un quadro, una scultura, un paesaggio marino o montano, bianco o verde, può apparirci bello, meno bello o brutto a seconda della combinazione dei nostri ormoni in un momento di una giornata. Per capire bene se è veramente così, dobbiamo fare riferimento alla nostra memoria e alle informazioni che abbiamo immagazinate in essa e che costituiscono punti di riferimento.
La degustazione del vino, per esempio, non è frutto di istinto (ce ne piace il gusto in modo estemporaneo), ma di un addestramento molto lungo, per memorizzarne le caratteristiche e le tipicità, in modo da riconoscerne le qualità ed essere in condizione di fare paragoni fra vini dello stesso tipo ma di annate diverse, o vini diversi.
La nostra memoria è un prodigioso serbatoio, quasi senza limiti. Quando pensiamo di avere esaurito la sua potenzialità, ci accorgiamo che ancora c’è spazio per immagazzinare altre informazioni. Se poi pensiamo che il nostro cervello viene utilizzato solo per un quinto della sua forza, dobbiamo dedurre che siamo molto pigri ed incapaci di conoscere quello che ci circonda, che proviene da siti lontani descritti in migliaia e migliaia di anni da tanti testimoni più o meno in buona fede.
Ma essi difendono il loro egoismo ed anche una sorta di prevaricazione del loro modo di pensare e di agire su quello degli altri. Quant’ è bella giovinezza, che si fugge tuttavia, chi vuol essere lieto sia, del diman non v’è certezza. Che cosa voleva dire con questa celebre frase Lorenzo deMedici (1449-1492)? Le interpretazioni sono state tante e noi non ci azzardiamo a provarci. Tuttavia, cogliamo l’invito a viver in modo lieve, seppur impegnati a realizzare degli obiettivi umani, sociali e professionali.
Vivere come se si dovesse campare mille anni pur sapendo che si può morire un minuto dopo. Entrare in amicizia con la Signora in nero, sapendo che incontrarla è ineluttabile. Dunque, bisogna pensare a quell’incontro con la consapevolezza che sarà bello il momento in cui il nostro spirito abbandonerà il corpo. Ecco, un altro modo ribaltato di intendere la fine terrena di un periodo temporale brevissimo, che si può paragonare ad un lampo fra due periodi bui.