PALERMO – Non solo grande moda nell’Isola. In Sicilia sono ormai tantissime le oasi creative di artigiani pronti a scommettersi in attività che riescono a rendere produttive grazie anche alle opportunità offerte dal commercio online oppure dalla vendita a dettaglio diffusa sul territorio. Ci sono nomi ormai noti a livello nazionale, altri che stanno nascendo o che si sono già ritagliati una piccola e sicura nicchia di mercato. Sono l’esercito della piccola moda made in Sicily.
Tra i nomi recenti più noti c’è sicuramente Carmelo Nicotra. L’artista agrigentino, che ha fondato assieme ad altri amici anche The second life, una mostra mercato per cultori del vintage e dell’handmade che si tiene all’interno del centro culturale Farm Cultural Park di Favara, è il creatore del marchio Scocca Papillon. Questa piccola e creativa attività, grazie anche alla manifattura di due sarte tra cui la madre dell’artista, tramite la piattaforma Etsy.com riesce a farsi conoscere, apprezzare e vendere in tutto il mondo.
Ma Carmelo non è solo. I marchi siciliani che provano a portare la qualità e l’originalità isolane sul mercato sono ormai diversi, alcuni anche abbastanza diffusi. Tra questi c’è certamente Vito Petrotta Reyes, designer cresciuto in Sicilia e che da questa parti ha deciso di ripartire dopo tanti anni in giro per il mondo. Il suo marchio è Vitussi e tra le materie prime per la realizzazione delle sue borse utilizza anche la fibra del ficondia. Ma non è l’unica peculiarità dell’azienda, perché le sue creazioni mantengono elementi di design che hanno come comune denominatore le antiche lavorazioni artigianali. Tra queste rintracciamo anche riferimenti precisi alla Sicilia come le bolle di lava vulcanica.
Ma questo mercato, anche al di là dei brand che ormai hanno fatto una certa strada, è molto ampio e variegato e ci sono tantissime realtà che operano anche e soprattutto nel sociale.
A Palermo, ad esempio, c’è la bella storia della Sartoria Sociale nell’ambito di Al Revés, una società cooperativa sociale. Si tratta di un’impresa “sociale multidimensionale – leggiamo dal loro sito – che riunisce stilisti, sarti e amanti del cucito di varie etnie, è un laboratorio in cui lavorano insieme persone e giovani italiani e stranieri, in difficoltà umane, relazionali, occupazionali o esistenziali”. Un luogo di “start-up di impresa di persone, prodotti e servizi nel campo del restyling e upstyling di stoffe e abbigliamento usato”. Proprio loro si sono occupati della manifattura delle bluse dell’evento Wear the difference dello scorso 9 luglio a Palermo.
C’è spazio anche per l’immancabile ironia made in Sicily. Impossibile, a questo punto, non pensare a un marchio da considerarsi storico come Siculamente, il franchising in siciliano che mette assieme l’abbigliamento con uno stile canzonatorio e irriverente tutto isolano. I tre fondatori del progetto, infatti, sono ragusani e i loro messaggi, che pescano (non solo) nella tradizione dei detti e dei proverbi dell’Isola, sono stampati su migliaia di magliette vendute a turisti e siciliani. Un successo testimoniato dalle numerose “putie” sparse per la Sicilia e dalle oltre 30mila magliette vendute prodotte ogni anno, senza considerare tutti gli altri capi d’abbigliamento e accessori.