Ora pare che la costruzione del raccordo di tre chilometri stia per cominciare, ma, prima di fine anno, se va tutto bene, non lo vedremo in esercizio.
Ovviamente non si parla dell’abbattimento del viadotto e della sua ricostruzione. Chissà quanti anni ci vorranno, con questa gentaglia che non si ritiene al servizio dei siciliani, ma che continua ad usarli come se fossero al proprio servizio.
E quando definiamo i responsabili regionali gentaglia, non è l’aggettivo peggiore che si dovrebbe usare. Infatti, fino ad oggi, nessuno ha spiegato all’opinione pubblica come mai lo scivolamento della montagna iniziato nel 2005 non sia stato oggetto di un intervento idrogeologico per fermarlo prima che causasse il danno che ha causato. Per fortuna senza vittime umane.
I mass media hanno continuato a ignorare questa grave colpa di presidenti, assessori e dirigenti regionali, i quali sono rimasti tutti acquattati a scaldare le proprie seggiole, cui sono fermamente bullonati, mentre avrebbero dovuto mettere in atto il piano di risanamento prima accennato con il quale si sarebbe evitato l’enorme danno causato dalla frana.
Il Governo nazionale ha battuto un colpo stanziando 1,3 miliardi per il riassetto idrogeologico del territorio, di cui alla Sicilia toccherà la miseria di 94 milioni per le tre città metropolitane.
Ieri la direzione del Pd ha messo all’ordine del giorno la discussione sul Mezzogiorno. Renzi è stato punto sul vivo dall’anticipazione del Rapporto 2015 della Svimez. Ma non possiamo credere che un ragazzo intelligente come il primo ministro non abbia inserito nel suo Def 2015 un programma di sviluppo per il Sud, solo per disattenzione. Evidentemente del Mezzogiorno gliene importa poco, anche se lì risiedono più di venti milioni di cittadini.
Se nel Meridione vi è una grande carenza di infrastrutture non è solo colpa della dirigenza politica sudista, ma è soprattutto della rappresentanza parlamentare meridionale e delle maggioranze che hanno sistematicamente ignorato questa deficienza.
Ora è il momento di una conversione a “U”. Togliere le risorse ai privilegiati e destinarle alla costruzione delle infrastrutture da Napoli, alla Sicilia e alla Sardegna.