Una delle più preziose testimonianze del patrimonio architettonico ereditato dalle civiltà arabo e normanna che si sono avvicendate in Sicilia tra il IX e il XII secolo, è di sicuro la Zisa che sorge a Palermo e più di ogni altro monumento rappresenta la sintesi tra le due culture.
Realizzata nel 1165 dal re normanno Guglielmo I il Malo, che si servì di maestranze arabe, per poi essere definitivamente completata dal figlio Guglielmo II il Buono, la Zisa deriva il suo nome da al-Azîz, che in arabo significa “splendido”, “glorioso”. Ed in effetti il palazzo faceva parte di un immenso parco reale di caccia che un tempo si estendeva per diversi quartieri della città, luogo ideale per la caccia e la villeggiatura dei sovrani, denominato Genoard (dall’arabo Jannat al-ard “paradiso della terra”). Del grande parco, cantato dal viaggiatore arabo spagnolo Ibn Gubayr, nel 1184, facevano parte anche altri palazzi, tutti circondati da veri e propri eden, con grandi vasche utilizzate come peschiere.
Nel palazzo della Zisa i reali risiedevano soprattutto durante la stagione calda, e la loro permanenza era resa confortevole dalla presenza di un sistema di circolazione dell’aria costituita anche da alcune canne di ventilazione collocate nelle torrette laterali, che rendeva tutti gli ambienti confortevoli ed in grado di ospitarli anche nelle giornate di scirocco. Nel grande edificio trovano posto numerose stanze distribuite in modo simmetrico rispetto alla parte centrale, ed un tempo vi si distinguevano le zone pubbliche, costituite dal vestibolo e dalla grande sala della fontana, da quelle private. Il suo interno è reso ancor più bello dalla presenza di nicchie ricavate nelle mura spesse, molte delle quali conservano il motivo a muqarnas (alveoli) di origine islamica, e dagli splendidi mosaici bizantini con le tessere in oro che fanno bella mostra di sé sopra la fontana della sala cruciforme del pian terreno, dove il sovrano era solito ricevere la corte. Sulla volta dell’arco d’ingresso di questa sala si trova l’affresco raffigurante, secondo la leggenda, strani diavoletti, custodi di un immenso tesoro nascosto che, una volta trovato, farà la felicità di tutta l’isola. Singolari anche le aperture delle stanze degli appartamenti riservate alle donne, dalle quali costoro sbirciavano i ricevimenti che si svolgevano nella Sala della Fontana.
Dell’antico Genoard rimane testimonianza nello splendido giardino su cui oggi la Zisa si affaccia ed in cui sono stati realizzati tre percorsi: la “via dell’ombra”, con il suo grande pergolato metallico ricoperta da piante rampicanti, la “via dell’acqua” dove, in prosecuzione del canale che parte dalla fontana all’interno di esso, sorge una grande vasca d’acqua e la “via del verde” nella quale sono coltivate piante ed arbusti tipici della macchia mediterranea. La Zisa ospita il museo d’arte islamica che comprende oggetti di epoca araba e normanna, provenienti dai Paesi del bacino del Mediterraneo, e di recente è stato inserito, assieme ad altri monumenti facenti parte dell’“Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale”, nell’elenco dei siti Unesco che sono considerati patrimonio mondiale dell’umanità.