CATANIA – Una città nuova, quasi interamente pedonalizzata per tutta la lunghezza del suo mare: da Ognina fino agli Archi della Marina, dove senza binari si potrà passeggiare come sul Ponte Vecchio di Firenze: tra il mare da un lato e l’Etna dall’altro. Un percorso europeo fatto di servizi e di una mobilità alternativa che favorisce i mezzi pubblici e non inquinanti come la bicicletta. È il volto che si vuole dare alla Catania del futuro.
Ma torniamo con i piedi per terra. Di questo progetto se ne parla da anni. A Palazzo degli Elefanti si sono susseguite amministrazioni di tutti i colori politici e sebbene alcuni cantieri siano già partiti, a singhiozzo tra ritardi e intoppi burocratici, per altri non c’è neanche il progetto esecutivo. Tutto va a rilento insomma, ma ci sono comunque delle date di consegna e dopo molto tempo si sta anche pensando a un nuovo piano regolatore che superi l’esistente, vecchio di 60 anni.
Certo, dati gli insuccessi degli anni scorsi occorre avere prudenza, ma una grande svolta è già stata data dall’ampliamento della linea metropolitana, tanto apprezzata dai cittadini che la usano sempre più numerosi. La si sta ancora allargando ed entro il 2025 dovrebbe arrivare fino all’aeroporto attraverso un nodo di scambio con Ferrovie dello Stato.
Se tutto dovesse andare come da programma, entro dieci anni il Liotru potrebbe cambiare pelle. In campo c’è la trasformazione del corso dei Martiri, una ferita aperta nel cuore del centro storico da 70 anni. C’è pure l’alternativa al lungomare, ovvero il completamento del viale Alcide De Gasperi fino a Ognina, ma anche le nuove tratte del Brt (un bus rapido come una metropolitana di superficie, con corsie delimitate da cordoli, già sperimentato con successo lungo l’affollata via Passo Gravina e che si vuole estendere con altre quattro linee), nonché la realizzazione di nuovi chilometri di piste ciclabili (così pochi attualmente da relegare Catania in fondo a tutte le classifiche di Istat e associazioni ambientaliste).
Ci sono poi i cantieri di FS: negli ultimi anni qualcosa si è mosso con la realizzazione di ben tre fermate della ferrovia in città (a Ognina, Picanello e Piazza Europa), parte di quel “Passante ferroviario”, che rappresenta già un’alternativa di mobilità per i residenti nei comuni della riviera ionica.
Eppure il vero salto di qualità si avrà con la nuova stazione ferroviaria nei pressi dell’aeroporto e, come detto, con il raddoppio della linea tra la Civita e il Castello Ursino e l’interramento dei binari, così da trasformare gli Archi in una promenade. “Sono stati completati marciapiedi, sottopasso e pensiline. I lavori hanno subito un parziale rallentamento per l’emergenza Coronavirus, ma sono state poste in atto azioni di recupero del cantiere, che si prevede di ultimare entro il prossimo mese di ottobre”, annunciano al QdS gli uffici di Rete ferroviaria italiana (Gruppo Fs italiane) a proposito della realizzazione della fermata a servizio dell’aeroporto. La sua messa in funzione è prevista a dicembre di quest’anno per cui “sono in corso le attività di autorizzazione con l’Agenzia di sicurezza ferroviaria”.
Nel frattempo si è dato il via alla progettazione definitiva per il completamento del corridoio ferroviario Messina-Catania-Palermo per cui è previsto il raddoppio in sotterranea del tratto Catania Centrale – Catania Acquicella. Il costo complessivo è di 626 milioni di euro.
“Il completamento della progettazione definitiva si prevede entro la prima metà del 2021 – fanno ancora sapere da FS – per poi avviare le successive fasi di approvazione del progetto, con previsione di attivazione del nuovo tracciato nel 2028”.
“Con questo progetto si ridisegna la Catania del 2030, ponendo i binari in sotterranea e ridando nuova vita al fronte del Porto” ha dichiarato il sindaco della città Salvo Pogliese. “Ritengo che siano elementi di grande valenza progettuale, rispettosi dell’ambiente, per creare una doppia linea ferroviaria che sia davvero una vera e propria metropolitana costiera, che da Giarre arriva in pochi minuti nel cuore di Catania. Potremo pianificare la nuova scena urbana a partire dal waterfront, da piazza Europa a piazza Borsellino, grazie al nuovo e qualificante rapporto col mare” ha aggiunto.
Tra i grandi cantieri – attesi addirittura da mezzo secolo, dai tempi del Piano regolatore Piccinato (1969) – c’è quello che avrebbe dovuto creare un’alternativa di viabilità al lungomare. Quest’ultimo dunque doveva essere già permanentemente “liberato” e non vietato una tantum alle auto, per gentile concessione delle autorità cittadine di turno. Ad oggi, però, dal viale Alcide De Gasperi a piazza Mancini Battaglia, la strada rimane a pezzi. E se per un tratto si prevede la luce l’anno prossimo, per l’altro siamo ancora all’ahimè.
Facciamo un passo indietro. Nel 2001 si comincia finalmente a parlare di un primo progetto, mai venuto alla luce, che nel frattempo è stato modificato e rifinanziato, sventando la balzana idea di costruire un ennesimo centro commerciale. Per anni piombato nel silenzio, si deve attendere il 2016 per tirarlo fuori dalla polvere. In quell’anno viene inserito tra i finanziamenti del “Patto per Catania”, firmato dall’allora sindaco Enzo Bianco e dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Si tratta di un progetto che renderà giustizia anche al pittoresco borgo di Ognina, attualmente “nascosto” dal cavalcavia: una volta completata l’arteria secondaria, infatti, il ponte verrà demolito. Andando, però, ad analizzare lo stato di avanzamento dei lavori, occorre considerare due tronconi: quello tra via De Gasperi (altezza Europa) e via del Rotolo e l’altro tra la fine di via del Rotolo e viale Ulisse.
Nel primo tratto, lo ripetiamo De Gasperi-Rotolo, è tutto fermo. “I tempi previsti sono più o meno di sei mesi”, dichiara al nostro giornale l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Enrico Trantino, ma si riferisce soltanto al bando esecutivo. E c’è il rischio che questo lotto possa far saltare tutti i piani per una viabilità alternativa.
L’opera, infatti, rientra tra quelle finanziate con il “Patto per Catania”, ma le somme vanno spese e l’Amministrazione non nasconde la paura di perdere il finanziamento. “La situazione non è ancora definita. Stiamo tutti cercando, su preciso impulso del sindaco, di trovare soluzioni per evitare di perdere i fondi, quindi per sopperire ai problemi che ci sono a causa della mancanza di progetti”, continua Trantino.
C’è invece una data entro cui potrebbe essere concluso il tratto Rotolo-Ulisse. “Si prevede il completamento intorno a marzo 2021”, afferma l’assessore e “allo stato riusciremo a farcela in tempo”. Sui lavori per questo piccolo pezzetto di strada si potrebbe scrivere una commedia. L’intervento è rimasto appeso per anni a causa di vari intoppi, l’ultimo in ordine di tempo ha riguardato gli isolatori sismici, difformi rispetto a quanto previsto dal capitolato di appalto. La questione è arrivata fino a Roma, che dopo un tira e molla e altro tempo perso, alla fine ha dato il via libera a utilizzarli con qualche accorgimento. “È una questione che prevede una soluzione in più fasi perché bisogna adattare gli isolatori sismici all’opera o meglio… l’opera agli isolatori sismici. La ditta se ne sta occupando. Consideriamo sempre che le opere sono due: il cavalcavia e il viadotto. E ciascuna non può essere eseguita in autonomia, ma occorre proseguire parallelamente. Se prima non si risolve la fase degli isolatori sismici, non si può andare avanti”, conclude Trantino. E questo vuol dire che non si vedranno neanche gli operai a lavoro.
Avanti a passo di lumaca
Corso dei Martiri, una ferita che rischia di restare aperta
Tra le altre grandi opere che dovrebbero trasformare il volto di Catania non può non essere considerato il Corso dei Martiri. Si aspetta di risanare la ferita di San Berillo da moltissimi anni ormai e, sebbene qualche opera minore sia stata già realizzata (e già vandalizzata), c’è ancora tanta strada da fare. “Sono certo che Corso Martiri della Libertà si risolverà entro i prossimi 72 anni”, esordisce ironicamente l’assessore ai Lavori pubblici Enrico Trantino.
Ci sono addirittura dei dubbi sull’anacronisticità del progetto ma comunque, seppure lentamente, si va avanti. Si procede per step e il prossimo riguarda il nuovo parcheggio. Gli annunci ottimistici avrebbero voluto che il bando fosse già mandato all’Urega. In teoria, la procedura avrebbe dovuto già essere, o quasi, espletata ma in realtà ancor “siamo nella fase in cui si sta definendo la conferenza dei servizi”, spiega Trantino.
Il prossimo incontro dovrebbe essere quello decisivo e per i primi di giugno è convocata la cabina di regia. “Se tutto viene confermato – dice Trantino – il bando potrà essere inviato all’Urega. Nei prossimi giorni avremo idee più chiare”.
L’esecuzione dei lavori dovrebbe durare due anni. C’è da fare la gara, poi l’aggiudicazione, poi c’è il problema della verifica di eventuali soglie d’anomalia e quindi l’assessore “prudenzialmente” ipotizza che dovremmo avere il nuovo parcheggio a Corso dei Martiri “in due anni e mezzo/tre anni”. Parliamo dunque del 2023.
Per quanto riguarda il resto del progetto dell’architetto Maria Cucinella, definito di rigenerazione urbana, c’è ancora da aspettare, ma soprattutto da chiarire. “Fa parte di queste intese che si stanno sviluppando nella conferenza dei servizi. Fino al momento in cui non c’è la decisione finale sono sostanzialmente atti secretati”, fa sapere Trantino. Il progetto prevede un’ampia promenade, ma anche nuove residenze, centri culturali e commerciali, strutture ricettivo-alberghiere, parcheggi interrati e verde pubblico attrezzato.
Multa da mille euro al dì per mancata depurazione
Ma il mare deve essere… pulito
Ci sono alcune opere che non sono solo importanti, ma addirittura fondamentali tanto da costare alla nostra città salitissime multe da parte dell’Unione europea. Stiamo parlando della rete fognaria e dell’impianto di depurazione, infrastrutture scontate in una qualsiasi città europea, ma non a Catania. “Un’opera strategica per il nostro territorio, la più importante dopo la metropolitana”, secondo il sindaco Salvo Pogliese. Lo scorso gennaio, insieme al commissario unico per la depurazione, Enrico Rolle, ha presentato il progetto che prevede 360 chilometri di rete che serviranno a collegare il 70 per cento dei cittadini catanesi che ad oggi non godono del servizio. “L’obiettivo è permettere a Catania di superare l’infrazione comunitaria entro il 2025”, ha affermato il commissario Rolle.
L’intera opera si connetterà con altre in corso di esecuzione o già esistenti. Comprenderà quindi il vecchio allacciante anch’esso oggetto di ripristino, il nuovo allacciante, il collettore della circonvallazione e quello di salvaguardia in corso di realizzazione, (anch’esso è legato all’infrazione comunitaria per cui si pagano circa mille euro al giorno) che porterà i reflui da Capomulini al vecchio depuratore di Pantano d’Arci. Quest’ultima opera è in corso da oltre due anni ed è arrivata alle fasi finali, ma non si riesce ancora ad avere una data di consegna. In corso ci sono gli ultimi scavi per la posa della condotta e poi si dovrà provvedere alla posa delle vasche degli impianti di sollevamento, circa una decina.
Altra cosa è invece il cosiddetto collettore B, il cosiddetto Canale di gronda ovest, necessario a captare le notevoli portate pluviali della fascia pedemontana ovest che insiste sulla città. Annunciato più volte e pure finanziato per 48 milioni nell’ambito della programmazione degli interventi per la messa in sicurezza delle Città metropolitane contro il dissesto idrogeologico. Un’opera che aspetta da così tanto che nel frattempo sono cambiate le leggi di riferimento. Ad oggi non risulta essere pronto neanche il progetto esecutivo.
L’assessore comunale alla Mobilità Giuseppe Arcidiacono fa il punto sui progetti in corso
Brt, piste ciclabili e ciclovie
CATANIA – “Siamo pronti per la gara” è una delle frasi che si sono sentite spesso a Catania, anche in tema di mobilità. Un aspetto per cui la città dell’Elefante non ha mai brillato, ma che dovrebbe vedere una svolta “entro la fine della consiliatura” secondo l’assessore alla mobilità del Comune, Giuseppe Arcidiacono. Sul tavolo ci sono interventi per le linee Brt (ovvero le linee autobus veloci), ciclovie e piste ciclabili.
Il primo intervento in tema di autobus mira al ripristino, del percorso e dell’efficienza, del primo esperimento di Brt a Catania, quello che connette il parcheggio Due Obelischi con il centro cittadino. È finanziato, nell’ambito del programma Pon Città metropolitane 2014-2020, per una spesa di 1,5 milioni di euro e se non si fa presto, questi soldi, come altri, potrebbero essere a rischio. “Siamo ormai prossimi alla gara per i Brt 1, 3, 4 e 5”, afferma ancora una volta Arcidiacono. Anzi, per il primo sarebbe “già in itinere” e la consegna “entro un anno”. Per gli altri si deve ancora avviare. “Ma entro la fine del mandato questi quattro potranno essere fruibili dalla cittadinanza”.
Diversa è invece la situazione per la linea Brt 2 “perché attraversa un asse molto importante, ovvero il viale Mario Rapisardi, per cui è opportuna la concertazione con la città”. Arcidiacono spiega che “già da tempo ci stiamo ragionando, ma siamo ancora lontani dallo sbrogliare la matassa”.
Per le piste ciclabili non è previsto un grande incremento nel numero. C’è un finanzimento regionale per mettere in sicurezza quella del lungomare, “la gara è in itinere in questo caso”. Altri 3,2 milioni sono poi a disposizione per due nuove piste che renderebbero ciclabile Catania in tutto il versante mare fino al viale Kennedy, alla Plaia.
Una parte arriverà anche nel centro storico tramite via Marchese di Casalotto. Anche per questo è corsa ai progetti. “Serve la gara di progettazione se no perdiamo i finanziamenti del Pon-Metro”, spiega Arcidiacono. La pista di Librino è in parte pronta “per i primi 400 metri” mentre nel tratto più lungo “si sta lavorando”.
Un altro tassello riguarda invece le ciclovie, molto più semplici da realizzare rispetto alle piste ciclabili. L’assessore vorrebbe finanziarle con il Patto per Catania ma serve ancora il via libera da parte del ministero per il Sud. L’idea è quella di rifare una serie di strade delimitando una parte per l’uso della bicicletta “facendo riferimento anche al Pgtu (Piano generale del traffico urbano) che è l’unico atto al momento presente. Decine di chilometri che ci avvicineranno all’Europa”.