Minori e detenuti senza Garanti. Silenzio assordante della Regione

CATANIA – Qualche settimana fa sulle pagine del QdS abbiamo raccontato la storia della piccola Desirè, una neonata che pur non godendo di ottima salute è costretta a vivere all’interno del carcere Pagliarelli di Palermo insieme alla madre Mirella.
 
La nascitura, di neanche un mese di vita, si trova così a scontare la pena inflitta alla madre, che ha evaso gli arresti domiciliari per ben tre volte: rimasta incinta non è più uscita dal carcere, se non per dare alla luce la piccola che non ha mai vissuto la vera vita al di fuori di quelle sbarre. La ragione è tanto semplice quanto paradossale: nella nostra Isola non esistono Icam, ovvero strutture adeguate ad accogliere madri detenute con i figli e il Garante dei denuti appare come una figura “fantasma”. La Sicilia è stata tra le prime regioni del Belpaese ad aver introdotto la figura del Garante dei detenuti, con la legge regionale n.5 del 2005, ma dall’agosto del 2013, l’ufficio è vacante.
Per la serie non è mai troppo tardi, qualcosa sembrerebbe smuoversi per  la creazione di un’Istituto a custodia attenuata per detenute madri: secondo il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria è stato avviato un progetto per la creazione di un’Icam a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, al fine di migliorare le condizioni dei figli di genitori detenuti. Ma intanto, chi si occupa di risolvere situazioni allarmanti come queste?
La situazione delle carceri è sempre attuale e delicata, soprattutto se si tratta di minori che devono scontare una pena o, ancor più, di detenute madri che si trovano ad affrontare delle gravidanze all’interno degli istituti penitenziari. Stando agli ultimi dati, aggiornati al 31 luglio 2015 dal ministero della Giustizia, il totale nazionale è di 198 istituti penitenziari con una capienza regolamentare di 49.655, che tuttavia ospitano ben 52.144 detenuti, di cui 2.122 donne e 17.035 stranieri.
Per la Sicilia i detenuti presenti in 23 istituti penitenziari (che hanno una capienza regolamentare di 5.839) sono 5.691, di cui 116 donne e 1.185 stranieri. Per quanto riguarda le fasce di età (dati aggiornati il 30 giugno 2015) riscontrate all’interno degli istituti penitenziari, per la nostra Regione il numero più basso si riscontra nei detenuti che hanno un’età di 70 anni ( 75 detenuti) ed invece la fascia d’età con il maggior numero di tentenuti è quella compresa tra i 35 e 39 anni ( si tratta di 912 detenuti).
Come se non bastasse, oltre alla grande mancanza del Garante dei detenuti, è possibile evidenziarne un’altra: la legge istitutiva del Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza per la Sicilia, ovvero l.r. 47/2012, è rimasta senza alcuna reale attuazione: in Sicilia non è stato mai nominato. Inevitabile chiedersi chi possa, anzi debba, essere d’aiuto in situazioni come quella di Desirè, o ancor più in generale in difesa dei più deboli e di chi, bambini ed adolescenti, andrebbero tutelati ad ogni costo ed in ogni situazione di disagio.
Nello specifico, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza è stata istituita al fine di garantire e promuovere la piena attuazione dei diritti riconosciuti alle persone minori di età dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, adottata a New York il 20 novembre 1989, ratificata dalla legge 27 maggio 1991, n. 176.
Per la nostra Isola con la legge regionale n.47 del 10 agosto 2012 è stata istituita tale figura, ma paradossalmente nessuno ha ricevuto la nomina: il Garante è nominato, o meglio dire in questo caso dovrebbe essere nominato con decreto dell’assessore regionale per la Famiglia, le politiche sociali e il lavoro e può restare in carica cinque anni.
 

 
La legge regionale 47/2012 non è stata mai attuata
 
CATANIA – Vincenzo Spadafora è il primo Presidente dell’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, acquisendo tale carica a novembre del 2011. Il QdS lo ha intervistato in merito alla vicenda della piccola Desirè e per cercare di capire perchè nella nostra Isola si registrino, continuamente, mancanze del genere, a scapito della tutela dei più deboli.
Desirè è una neonata che, dopo l’evasione dei domiciliari da parte della madre, vive insieme a lei all’interno del carcere Pagliarelli di Palermo, pur non godendo di ottima salute. In Sicilia manca il garante dei detenuti e mancano le strutture adeguate, come l’Icam, che possano essere d’aiuto in casi come questi. Perché, ad oggi, c’è una mancanza così grave nell’Isola?
“La realizzazione degli istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam) e, ancora di più, delle case famiglia protette, soluzioni alternative alla deprecabile detenzione in carcere con le loro madri dei figli fino ai sei anni di vita, previste dalla legge 62 del 2011, prosegue molto a rilento in tutta Italia. Ma il ministro Orlando ha recentemente dichiarato che sono in progetto nuove strutture, una anche qui in Sicilia, perché, entro la fine di questo anno, nessun bambino sia più costretto a condividere con la propria madre la sua pena in un istituto penitenziario. è da tempo che, unitamente alle associazioni del settore, sollecitiamo l’attenzione alla condizione di questi bambini, come anche a quella, ancora più dimenticata, di tutti i figli minorenni dei detenuti presenti nelle carceri italiane, la cui vita è segnata dagli errori commessi dal proprio padre o dalla propria madre.
In particolare nel marzo dello scorso anno, con l’associazione “Bambinisenzasbarre”, abbiamo siglato un protocollo d’intesa con il ministro della Giustizia, a tutela dei diritti dei figli dei genitori detenuti a mantenere i rapporti fra loro, se nell’interesse dei più piccoli, ad avere per i colloqui spazi più colorati e ospitali e tempi più rispettosi degli obblighi scolastici, ad incontrare nelle strutture penitenziarie personale formato e accogliente, e così via.
Gli ultimi dati diffusi dall’Amministrazione penitenziaria danno un segnale di speranza rispetto al riconoscimento di questi diritti a tutti quei bambini e adolescenti. Mi auguro che anche per la piccola accolta al Pagliarelli assicurandole così le possibilità di cura e un ambiente, per quanto possibile, confortevole, possa esserci presto una svolta, con la collaborazione responsabile della madre”.
Come se non bastasse, la legge istitutiva del Garante dell’Infanzia per la Sicilia (l.r. 47/2012) è rimasta lettera morta. Chi tutela i diritti dei più deboli?
“Stiamo interloquendo da tempo con la Regione Sicilia per un miglioramento di quella legge e la nomina del Garante. I bambini e gli adolescenti che vivono nella vostra regione, italiani e non, ne hanno bisogno.
In assenza del Garante regionale, alcune città siciliane hanno provveduto a istituire una figura di garanzia dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ci sono tante organizzazioni e associazioni serie sul vostro territorio, ma devo dire che nei miei viaggi in Sicilia ho incontrato, anche all’interno delle istituzioni, persone che lavorano con passione, dedizione e professionalità e questa è, intanto, la prima e più importante tutela per un minorenne”.