Lo schema di contratto citato è stato sottoposto all’obbligatorio parere della Commissione permanente Lavori pubblici e Comunicazione del Senato, nella seduta del 5 agosto. Tale parere è stato favorevole, con raccomandazioni formali.
Ripetiamo che Poste Italiane ha in programma di consegnare la posta e, peggio, i quotidiani a giorni alterni, in oltre cinquemila degli ottomila comuni italiani. Ma già oggi i quotidiani sono consegnati agli abbonati in maniera irregolare, quasi mai lo stesso giorno di uscita e, spesso, a grappoli di due-tre giorni insieme.
A fronte di questo disservizio, Poste esige tariffe massime, stabilite nel Decreto ministeriale del 21/10/2010, rifiutando di trattare con gli editori una riduzione di tali tariffe, appunto massime e quindi riducibili.
Eppure, nella scheda di qualità di Poste la consegna dei quotidiani dev’essere effettuata lo stesso giorno e mai l’indomani, come peraltro avviene in Germania e in altri Paesi ove l’informazione cartacea è ancora considerata il primo strumento per l’opinione pubblica.
A fronte dei circa 400 milioni che lo Stato paga a Poste quest’anno, i quotidiani continuano a essere consegnati come prima indicato. La controprova è che Poste si rifiuta di tracciare la consegna, non facendo segnalare sull’apposito terminale in dotazione ai portalettere giorno e ora in cui la copia viene imbucata.
Inoltre, di fronte a tanta generosità verso Poste, il Governo stringe il nodo scorsoio alla gola degli editori puri, cioè a quelli che non hanno interessenze in altre imprese o banche. Nel 2014 a tutti gli editori è stato distribuito un contributo di appena 42 milioni, a fronte degli 80 necessari: poco più del 50 per cento.
Due pesi e due misure, perché gli editori puri non hanno sufficiente peso, mentre Poste, egoisticamente, può fare e disfare quello che crede, essendo un’emanazione diretta del Governo.
Qui è in gioco il futuro di decine di editori che, a fronte dell’oligopolio dei maggiori quotidiani italiani, che rastrellano la pubblicità, possono sopravvivere solo se sostenuti per produrre quell’informazione (art. 21 della Costituzione) indispensabile a fare comprendere bene gli eventi e a scoprire gli altarini.