Sì alle primarie ma solo per legge

Il sistema italico di scimmiottare gli altri non è serio. Negli Stati Uniti vi sono le primarie per eleggere il Presidente, ma lì sono regolate dalla legge in modo tassativo. Si tratta di un’elezione a doppio livello, con il risultato che il Presidente viene eletto non dalla maggioranza dei votanti, ma dalla maggioranza dei delegati di ogni Stato. Infatti, in ciascuno dei cinquanta Stati (cinquantuno con Washington Dc), vengono eletti i delegati del partito che ha raggiunto il maggior numero di voti. In altri termini, nello stesso Stato non vi sono delegati di partiti diversi. Una volta completata l’elezione negli Stati, si sa già chi sarà il futuro Presidente.
Le elezioni vere e proprie di solito avvengono il secondo martedì del mese di novembre di ogni quattro anni, con insediamento del presidente il 20 di gennaio dell’anno successivo. Cosicché, il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti verrà eletto martedì 11 novembre 2016 e assumerà le funzioni il 20 gennaio 2017.

Ma prima comincia la campagna delle primarie, vale a dire della scelta del candidato che ogni partito dovrà portare alla competizione. In atto, il Partito democratico ha lanciato Hilary Rodham, consorte dell’ex Presidente Bill Clinton, ma anche l’attuale vice presidente Joe Biden accarezza l’idea di entrare in competizione.
Nel Partito repubblicano sta emergendo un outsider, il miliardario Donald Trump, non sappiamo con quali chance. La campagna per le primarie dura a lungo, costa centinaia di milioni di dollari e scorre su precisi binari normativi.
La burletta delle primarie italiane l’ha messa in atto il Partito democratico nostrano, che si è spesso ritrovato a dover nominare candidati che non hanno nulla in comune con la sua storia e i suoi valori.
Vendola, Pisapia, De Magistris, Crocetta e anche De Luca sono corpi avulsi da quel partito, spesso eletti con massicci voti della destra. Ecco perché questo strumento di selezione, non regolato da legge rigorosa, è inefficace.
Nel caso di Venezia, è stato eletto sindaco Luigi Brugnaro, che ha preso voti da tutti surclassando il vincitore delle primarie del Pd, Felice Casson.
 

Le primarie, dunque, vanno regolate con apposita legge e, aggiungiamo incidentalmente, anche la rappresentatività dei sindacati va regolata con apposita legge, in osservanza dell’art. 49 della Costituzione.
Se vi fosse una norma, tutti i partiti dovrebbero osservarla, in modo che i candidati siano selezionati con lo stesso metodo, con omogeneità, per essere comparati senza distorsioni.
Quale debba essere questo metodo dovrebbero stabilirlo i legislatori, ma noi suggeriamo che siano isolati i raccoglitori di voti su base clientelare, per consentire ai cittadini di entrare nell’agone elettivo e competere ad armi pari sulla base delle proprie credibilità, onestà, capacità, per quello che hanno realizzato nella propria vita e non soltanto per la loro capacità comunicativa.

Le primarie vanno associate alle elezioni a doppio turno, per evitare che candidati possano essere eletti anche con il 15% degli aventi diritto al voto (come accaduto in Sicilia con l’attuale presidente della Regione).
La regola del doppio turno è una regola democratica, perché si viene eletti soltanto se si prende la metà più uno dei votanti.
Primarie e doppio turno costituiscono una questione di metodo, che viene prima del merito. Il metodo è fatto di regole, che devono essere chiare, semplici, obiettive, osservate e fatte osservare da tutti. Quando le regole sono volutamente opache, consentono ai faccendieri di violarle;  ed è proprio quello che accade nel caso delle primarie, quando non sono bene identificati, non solo anagraficamente, tutti quelli che si esprimono, anche perché non operano all’interno del perimetro di un partito.
Non è detto che i partiti andranno nella direzione prospettata, ma continuare a trastullarsi con questa sorta di preselezione falsa è un modo ingannevole che porta incomprensione nell’opinione pubblica.
La confusione è proprio ciò che bisogna combattere ed eliminare. Nei rapporti fra cittadini ci vuole chiarezza e rispetto delle regole perché pacta servanda sunt.