Tuttavia, chi ha responsabilità istituzionali è sordo, muto e cieco. Bisogna far capire a queste scimmiette che non possono più continuare a rovinare la Sicilia, pur se sono irresponsabili.
Chi glielo deve fare capire? In primo luogo i quotidiani e le televisioni, non solo quelle regionali, ma anche le altre diffuse capillarmente in tutto il territorio.
I quotidiani rappresentano l’opinione pubblica e hanno il dovere di spiegare i motivi per cui la Sicilia sta morendo. Hanno anche il dovere di proporre soluzioni e di additare, con nome e cognome, tutti coloro che continuano ad alimentare i privilegiati, rovinando la gran parte dei siciliani, che dev’essere sostenuta con idonee iniziative, in modo da offrire non aiuti o soccorsi, ma creando opportunità per tutti.
È questo il punto di partenza di una ripresa: un progetto con tante gambe, una per ogni settore economico, che consenta a chi vuole lavorare di trovare sbocchi.
Ovviamente ci riferiamo al lavoro vero, non assistenziale e clientelare come quello pubblico, un lavoro vero che crei ricchezza e faccia aumentare il Pil della Sicilia, continuamente in discesa.
Ecco perché è necessario che ci si metta tutti insieme per ribaltare l’attuale situazione. Il QdS sta lavorando con grande forza in questo percorso. Ha aperto la Campagna Etica sin dal 2013, che continua a ricevere consenso concreto da parte di tanti pezzi della Classe dirigente. Stiamo lavorando per acquisire a supporto tante altre parti della Classe dirigente, quelle parti sensibili che hanno compreso come dal crollo dell’economia e dal depauperamento della società non si salva nessuno.
L’auspicio è che anche gli altri quotidiani regionali facciano rete con questa o analoghe iniziative, in modo da esercitare la massima pressione per fare ritornare l’udito ai sordi.
È inutile continare a usare i pannicelli caldi o servizi che non facciano nomi e cognomi dei responsabili e non indichino le soluzioni: tutto ciò non è efficace.
Insieme si vince: questo devono capire gli altri editori. Disuniti si perde. E con noi tutta la Sicilia. Non c’è più tempo: mai avremmo pensato di ridurci peggio della Grecia, altro che la Lombardia!