In questo quadro e con questa realtà, la Sicilia è l’esempio negativo, agli ultimi posti nella graduatoria delle 272 regioni europee. Per i suoi dati macroeconomici (Pil, disoccupazione generale e giovanile, tasso di infrastrutture, trattamento dei rifiuti, Piani di attrazione di investimenti e altri) è un gradino inferiore alla stessa Grecia, che nel 2014 ha avuto una crescita del Pil inaspettata, vicina all’1%, mentre la nostra regione avrà una decrescita del Pil del 2%.
In Sicilia, vi sono settori d’avanguardia e poli imprenditoriali eccellenti, che si sono sviluppati perché hanno rinunciato ad avere rapporti con la Regione, la quale rappresenta la cancrena dell’Isola, perché paga oltre centomila buste paga al mese a gente che non lavora o lavora male.
Ribadiamo, però, che fra tutti i dipendenti e dirigenti diretti e indiretti della Regione Siciliana, vi sono professionisti validissimi e in gamba, che però non sono opportunamente valorizzati, affidando loro incarichi di responsabilità e consentendo di agire all’insegna del merito e non del clientelismo.
Proprio la comparazione fra Sicilia e regioni sviluppate lascia un forte amaro in bocca.
È possibile che classe politica e burocratica siciliane non sappiano neanche copiare? Si dovrebbe chiedere loro inventiva, alta professionalità, capacità progettuale e, soprattutto, la forza morale di valutare, decidere e attuare le soluzioni necessarie in tempi relativamente brevi. Ma se non hanno queste doti, almeno copino i modelli indicati e attuino qui le soluzioni che hanno messo in atto quelle regioni.
Qualcuno osserverebbe che non ci sono le risorse finanziarie. Sbagliato! La Sicilia dispone di risorse proprie per circa 16 miliardi l’anno, fondi europei e statali per circa 2 miliardi l’anno, possibilità di ricorrere alla Bei (Banca europea d’investimenti) per finanziare infrastrutture, mettere in moto in maniera massiccia il project financing, chiedere finanziamenti a costo zero alla Cassa depositi e prestiti, per costruire infrastrutture.
Ciò significa che stornando quattro miliardi dalla spesa corrente e addizionando le risorse prima indicate, la Regione potrebbe disporre di circa dieci miliardi con cui creare in un anno più di centomila posti di lavoro e far crescere il Pil di almeno un punto.
Perché non fa quanto indicato? Valutatelo voi, cari lettori.
Scriveteci.