L’articolo 39 della Costituzione recita: l’organizzazione sindacale è libera, ma impone l’obbligo della loro registrazione presso gli uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. E ancora: è condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica, per cui assumono personalità giuridica.
Occorreva una legge a riguardo che non è mai stata fatta, per cui nel settore c’è il libero arbitrio, unicamente regolato dai contratti collettivi di lavoro.
Da quanto precede si evince con chiarezza che, in atto, i sindacati sono associazioni private che non perseguono l’interesse generale, bensì l’interesse privato dei loro associati, come peraltro accade nelle organizzazioni imprenditoriali, nelle associazioni professionali e ambientaliste e così via.
Ecco perché far ricadere sulla collettività, nel caso del pubblico impiego, o sulle imprese, nel caso di lavoro privato, quelle attività che interessano gli iscritti, è illegittimo. Esse non dovrebbero gravare sui datori di lavoro, pubblici e privati. Ne consegue che le assemblee dovrebbero essere tenute fuori dagli orari di lavoro.
Si aggiunga: venendo meno la retribuzione del mestiere di consigliere comunale, esso perderebbe fortemente appeal, con la conseguenza che solo i migliori cittadini, di qualunque ceto sociale, aspirerebbero a questo incarico, non essendovi alcuna contropartita economica.
Si aggiunga ancora che l’eliminazione della retribuzione dei consiglieri comunali porterebbe al taglio di uno sconcio che vi spieghiamo.
I consiglieri comunali, dipendenti pubblici o privati, costano ai loro enti notevoli cifre, perché questi sono obbligati per legge a rimborsare ai datori di lavoro, pubblici e privati, il costo del tempo sottratto al lavoro perché utilizzato nei Consigli comunali. Questo meccanismo ha prodotto distorsioni, perché vi sono tanti consiglieri che si sono fatti assumere fittiziamente, in modo da consentire i rimborsi cui prima si accennava.
Da qualunque parte si giri la questione non è limpida e non è etica, ma non ci illudiamo che i partiti autoreferenziali, a protezione degli interessi privati dei propri iscritti, abbiano la forza morale di approvare una legge per sindacati e Comuni che tuteli l’interesse generale: la rappresentanza è gratuita!