La trasparenza, ribadiamo, si ottiene pubblicando tutto sui siti. Lo ha affermato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, nel forum pubblicato il 21 aprile 2015, lo ha affermato il presidente del Senato, Pietro Grasso, lo ha affermato il comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, venuto al forum del 16 settembre 2011. Lo hanno affermato il presidente della Corte dei Conti nonchè tutti i presidenti delle Corti regionali, incluso Maurizio Graffeo, presidente della Corte dei Conti Sicilia, il cui forum è stato pubblicato il 7 agosto 2015.
Vi è un coro unanime in questa direzione e appare fortemente colpevole il comportamento di chi resiste a pubblicare i dati, ovviamente, per nascondere malefatte. Ma non è più il tempo di cincischiare. Peraltro nella riforma Madia è stato inserito il principio del Freedom of Information Act, che dovrà vedere esecuzione in uno dei prossimi decreti legislativi.
La corruzione, oltre a essere fonte di reati, crea squilibri nell’economia, perché falsa la concorrenza e nei rapporti fra funzionari, perché privilegia fannulloni e incapaci rispetto ai tantissimi bravi ed altamente professionali che, proprio per questo, non sono corruttibili.
Ora i costruttori sono ritornati alla carica in occasione della riforma del codice degli appalti. Siamo convinti però che il Governo e il Parlamento – dopo l’esperienza dell’anno passato e consapevoli che la mancata pubblicazione favorisce l’opacità e quindi la corruzione – non ascolteranno il canto di quella lobby.
Altra lobby potente ha cercato di fare cancellare la pubblicazione sui quotidiani delle aste giudiziarie di immobili, terreni e simili, facendola inserire nel Dl 83/15. Anche in questo caso è stato spiegato a Governo e Parlamento che il tentativo di opacizzare le aste giudiziarie, per favorire indirettamente chi vi specula sopra, è abortito perché la legge di conversione 132/15, ha ripristinato il principio che è il giudice a decidere la pubblicazione sui quotidiani delle aste giudiziarie e non certamente le banche.
C’è una lotta continua tra chi difende l’opacità e chi chiede trasparenza. L’opinione pubblica capisce perfettamente l’interesse di chi sostiene la prima contro l’interesse generale di chi la vuole lottare, sostenendo la seconda.