Ma la questione sostanziale, al di là delle menzogne, è se i moderni diesel fabbricati benissimo dai tedeschi inquinino più o meno dei motori a benzina.
Quando Rudolf Diesel, ingegnere tedesco, costruì il motore a combustione interna (1897), non avrebbe mai immaginato l’evoluzione del suo prodotto a cent’anni di distanza. Diversamente dai motori a benzina, quelli diesel sono caratterizzati da un’elevata compressione la quale produce un innalzamento della temperatura sufficiente a provocare l’autoaccensione del combustibile iniettato direttamente nella testata del cilindro.
La loro elevata rumorosità ne ha impedito la diffusione fino a questi ultimi vent’anni, quando sono diventati più silenziosi dei motori a benzina, con un rendimento in termini di chilometri per litro superiore al 30 per cento.
Gli americani e i giapponesi si sono sempre rifiutati di produrre motori diesel, cosicché in Usa hanno imposto limiti di inquinamento estremamente bassi, anche a fronte di limiti di inquinamento dei motori a benzina più alti. Motori che, tra l’altro, consumano di più.
La casa madre automobilistica ha predisposto il ritiro di undici milioni di vetture per la regolazione della centralina sotto inchiesta. Il governo tedesco ha dato il termine ultimo del prossimo 8 ottobre per regolarizzare le auto in circolazione, che sono quelle contrassegnate con Euro 5.
Con la regolazione della centralina, le auto potranno continuare a circolare liberamente perché non è in gioco la funzionalità del motore, bensì la sua produzione di inquinamento.
Ma vi sono milioni di auto, da Euro 1 in avanti, che circolano tranquillamente e perfettamente in regola perché sono revisionate, e molte più auto con motore a benzina che circolano in modo altrettanto regolare.
Volkswagen dev’essere punita severamente. Il suo comportamento ingannevole della buona fede dei consumatori forse le costerà alcuni miliardi di euro.
Ma per favore, non confondiamo fischi con fiaschi, perché anche in altri settori vi sono guerre di test e di indici.