Cultura di genere contro le violenze

CATANIA – Per sconfiggerla, la violenza bisogna imparare a riconoscerla e avere gli strumenti per contrastarla. È questo l’assunto di base del progetto “Keep calm and no intimate violence. La violenza nelle relazioni intime: percorsi educativi e di legalità a sostegno di una cultura di genere”, presentato lo scorso martedì a Catania. A promuovere il progetto, che vedrà coinvolti per due anni studenti, genitori e insegnanti di nove scuole dislocate sui nove distretti della Provincia di Catania, l’Associazione Thamaia Onlus  in collaborazione con l’IIS “G.B. Vaccarini”.
“La violenza di genere è frutto di una sottocultura che considera la donna possesso dell’uomo. – ha sostenuto in apertura la professoressa Pina Arena, referente del progetto per il Vaccarini – La scuola è il posto giusto per conoscere, riconoscere e operare per la destrutturazione di questa sottocultura, a cominciare da interventi per mettere punto all’assenza delle donne nella storia e nei libri di testo o nella toponomastica delle città”. La docente è, infatti, già stata referente del progetto Toponomastica femminile, pensato per l’individuazione di nomi femminili eccellenti per l’intitolazione di vie delle città italiane, un progetto che ha avuto molto successo, coinvolgendo numerosi studenti, anche se troppo spesso all’individuazione dei nomi non ha fatto seguito l’intitolazione promessa dalle istituzioni locali, proprio come a Catania.
 
“È necessario elaborare una strategia educativa di genere, che altro non è che educazione al rispetto dell’altro, una battaglia per i diritti umani, di cui è obbligo della scuola farsi carico” è l’opinione della professoressa Mila Spicola, insegnante e consulente tecnico del gabinetto della ministra su molte tematiche, tra cui “Questioni di genere”. La prof.ssa Spicola ha, inoltre, annunciato che il Ministero pensa di avviare un tavolo per il recupero del progetto “Polite”, elaborato vent’anni fa proprio con lo scopo di introdurre delle modifiche ai libri di testo scolastici con un occhio attento alla presenza delle donne.
Più concentrato sul linguaggio, invece, l’intervento della prof.ssa Graziella Priulla, docente ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Catania, che ha sottolineato l’importanza del termine “femminicidio”, un temine che ha permesso l’individuazione di uno specifico fenomeno. Un fenomeno che purtroppo si discosta dai trend di calo degli omicidi, l’ultimo caso qualche settimana fa proprio in provincia di Catania, e che “va combattuto proprio cambiando la cultura, contrastando le disuguaglianze, e non le differenze, già da bambini”.
“Il progetto vuole fornire ai ragazzi gli strumenti per individuare la violenza in ogni sua forma, psicologica prima ancora che fisica, – ha spiegato, infine, la dott.ssa Vita Salvo, responsabile del progetto per l’Associazione Thamaia Onlus – per sapere intervenire e per costruire nuove relazioni basate sul rispetto e non sul controllo”.
Un progetto importante, ma chiaramente insufficiente per il contrasto del fenomeno, una battaglia che andrebbe assunta come obiettivo e responsabilità da tutte le istituzioni, a cominciare dalla scuola, non solo e non tanto con piani una tamtum come in questo caso, ma in maniera strutturale e duratura nel tempo.