Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha comunicato un dato sorprendente: se Regioni e Province Autonome utilizzassero i parametri della Sanità lombarda, vi sarebbe un risparmio di ben 23 miliardi di euro.
Ci sembra un’esagerazione, ma in questa enunciazione c’è un fondo di verità; cioè a dire che poche Regioni sono virtuose quanto a spese, ma che si sono abituate a scialacquare le risorse sulla via del favoritismo e del clientelismo più sfrenato, dimenticando che la Sanità è un servizio essenziale per i cittadini ammalati e non per altri.
Hanno ragione quei presidenti di Regioni con i conti ridotti all’osso e torto marcio gli altri con i conti in rosso cui spesso corrispondono servizi scadenti. Si rende pertanto necessario standardizzare le spese per il servizio sanitario ragguagliandole a costi e fabbisogni essenziali.
Non ci vuole molto a procedere su questa strada. Sarebbe sufficiente una norma che obbligasse i direttori generali di Asp e Ao a redigere il Piano aziendale (diverso dal bilancio preventivo) composto dalle quattro parti standard: programmazione, organizzazione, gestione e controllo.
In Italia, oltre alla Regione Lombardia, definita virtuosa, vi sono anche Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Il ministero della Salute dovrebbe pubblicare sul proprio sito costi e fabbisogni standard di queste Regioni e obbligare tutte le altre a rientrare in tali indici, commisurando la quota di contributo statale in funzione della capacità di ogni Regione sprecona di adeguarsi a costi e fabbisogni delle Regioni virtuose.
Poi, vi è l’altro indice di misurazione della qualità dei servizi, imponendo una norma con la quale in ogni Pronto Soccorso e in ogni reparto delle Aziende ospedaliere e dei presìdi dovrebbero essere installati totem digitali che consentano ai malati di dichiararsi soddisfatti o insoddisfatti, reparto per reparto.
Solo dando ai cittadini la capacità di fare gli esami ai servizi sanitari, si potrebbe ottenere un responso vero sulla loro qualità, mettendo a nudo le deficienze e le incapacità di quei direttori generali, sanitari e amministrativi, quando non sono capaci di fare la loro attività al servizio dei cittadini.
Le soluzioni ci sono, noi le continuiamo a proporre. Attendiamo che i bravi politici le attuino. Oppure, non sono bravi politici.