Animali domestici in condominio: regole per una “sana” convivenza

CATANIA – Gli animali domestici possono vivere in appartamento. Lo dice l’ultimo comma dell’articolo 1138 del Codice civile che riguarda il regolamento di condominio. Ovviamente se l’amico da compagnia, che sia a 4 zampe, pennuto o squamato, reca disturbo alla quiete degli altri condomini esistono delle strade percorribili.
“I divieti sono finiti, ma non vuol dire che non si può fare niente se l’animale disturba – spiega Carmelo Santonocito, presidente Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari). Si interviene nei confronti del singolo condomino per rumori molesti e disturbi. Se l’amministratore fino a un paio di anni fa poteva spedire una lettera di diffida ai proprietari dal 2013, anno in cui è entrata in vigore la riforma 220 del 2012, il condomino può tutelare la sua tranquillità in altri modi”.
Il proprietario dell’animale deve adottare alcune misure, come l’uso della museruola o cambiare il posto dove lo tiene. Insomma si trova un compromesso.
“Tenere un animale in casa è un fenomeno sociale in aumento, le famiglie adottano e tengono il cane per compagnia. Se si vive in condominio il discorso diventa un po’ più complicato, soprattutto se l’animale non ha un carattere tranquillo e ha la tendenza ad abbaiare o piangere. Molti casi si risolvono grazie alla diligenza del condomino che può trovare una soluzione al problema”.
Impossibile vietare di tenere un cane o un gatto, neanche con un regolamento di condominio. Ma il fatto di avere il diritto di tenere un animale non significa che si debba “abbandonare” o non si debba tenere pulito per evitare cattivi odori e situazioni spiacevoli per gli altri condomini.
“Il primo problema – spiega l’avvocato Jessica Gualtieri – è capire quali sono gli animali considerati “domestici”. Ormai nelle case oltre a cani, gatti e uccellini si trovano conigli, iguane e rettili in generale, galline e oche, ragni, scimmie. In teoria non dovrebbero rientrare tra gli animali da compagnia – continua l’avvocato – ma la questione è diventata controversa da quando è aumentata la diffusione di questi animali, soprattutto nelle unità unifamiliari organizzate nei condomini”.
L’unica ‘scappatoia’ per chi non va d’accordo con l’animale del vicino è quella dell’igiene. “Nel caso dei volatili si gioca molto sul fatto che penne e piume svolazzano da un balcone a un altro. In quel caso l’animale dovrà essere tenuto in uno spazio apposito, chiuso con le porte”.
Un’altra questione riguarda le parti comuni dell’edificio condominiale. “Gli animali possono accedervi con le dovute accortezze e non possono scavare o fare i bisogni nelle aiuole comuni. Nessuno comunque può avanzare minacce nei confronti di animale e proprietario, né tantomeno maltrattare o uccidere l’animale”.
Perché non solo per i proprietari, ma anche secondo i giudici, “il cane e il gatto vanno considerati come esseri senzienti e facenti parte del nucleo familiare”.