È noto che la burocrazia fa acqua da tutte le parti. Non è quindi in condizione di gestire il servizio di acquedotti con efficienza, puntualità e con costi ridotti all’osso, cui comunque devono corrispondere i ricavi rappresentati dalle tariffe che pagano gli utenti.
Il dilemma è, dunque, fra perseguire l’obiettivo di avere un servizio efficiente, che costi il meno possibile, che soddisfi i bisogni di cittadini e imprese, oppure avere un servizio totalmente incapace di venire incontro a tali bisogni.
La risposta è nell’esperienza precedente e nei fatti. I servizi pubblici, (anche affidati fittiziamente a partecipate controllate dagli Enti) non funzionano. Le tariffe sono sproporzionate e sempre più care. Cittadini e imprese sono profondamente insoddisfatti. Se la loro insoddisfazione potesse essere verificata attraverso i totem digitali, da installare nelle società di distribuzione, emergerebbe con chiarezza l’insufficienza prima citata.
Ovviamente, i totem andrebbero installati in tutti i servizi di ogni Ente, i quali dovrebbero avere una centrale con il compito di raccogliere i dati, giorno per giorno e, in base a essi, prendere provvedimenti per migliorare i servizi ritenuti insufficienti dai cittadini.
Nella vicenda sono responsabili sia il sindaco di Messina che il presidente della Regione. E vi spieghiamo perché: il sindaco di Messina perché non ha controllato l’attività della sua partecipata (Amam) chiedendo quali interventi strutturali avesse messo in atto, per consentire il funzionamento dell’acquedotto e quindi del servizio idrico; il presidente della Regione perché non ha provveduto, nonostante le ripetute sollecitazioni, a mettere in sicurezza i territori attraversati dagli acquedotti.
Il disastro di Calatabiano è analogo a quello di Scillato e agli altri di Enna e Agrigento. I terreni collinari e montuosi si sono mossi rompendo l’acquedotto nel primo caso e rovinando il viadotto Himera nel secondo. Lo stesso è avvenuto negli altri casi: nonostante l’assessorato competente conoscesse perfettamente la pericolosità dei movimenti franosi, peraltro diffusi in tutto il territorio siciliano, non ha fatto nulla.
Fatta salva l’onestà del ceto istituzionale, che dovrebbe essere pacifica, la più grave carenza dei responsabili è la loro incapacità di affrontare i problemi, prevenendoli con soluzioni strutturali che consentano di risolverli a monte, prima che si verifichino i disastri. Per comportarsi in questo modo ci vogliono capacità professionali e specchiata onestà in modo da evitare la corruzione.
Non sembra che queste qualità alberghino in Regione ed Enti locali.