Questo è un argomento che abbiamo trattato svariate volte, suggerendo anche le possibili soluzioni. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha comunicato che se in via teorica si ricalcolassero tutte le pensioni, dalla prima all’ultima, col metodo contributivo, l’Inps risparmierebbe ben 46 miliardi l’anno. Ma, più importante, si metterebbero tutti i pensionati sullo stesso livello e cioè, ripetiamo: assegno pensionistico esclusivamente calcolato in base ai contributi versati.
L’obiezione sorta da più parti è che una legge ordinaria che prevedesse questa riforma sarebbe dichiarata incostituzionale dalla Corte, perché essa difende sempre i cosiddetti diritti acquisiti. La verità è, invece, che non si tratta di diritti acquisiti, bensì di privilegi acquisiti che, come tali, andrebbero senz’altro eliminati.
E allora, quale sarebbe la via da imboccare? Inserire nell’attuale riforma costituzionale il principio dianzi descritto e cioè, ripetiamo ancora, che l’assegno pensionistico debba essere calcolato esclusivamente in base agli effettivi contributi versati. Di fronte a una legge costituzionale, la Corte non potrebbe dire alcunché.
Il presidente dell’Inps, Boeri, ha lanciato un’ulteriore proposta: effettuare un prelievo sulle pensioni al di sopra di cinquemila euro lorde mensili, nella misura da determinare e utilizzare le risorse così recuperate per finanziare i senza lavoro. Si tratta di una proposta che ha la stessa finalità del reddito di cittadinanza del M5S.
Quest’iniziativa di Boeri non ha la capacità di riequilibrare il rapporto tra pensionati privilegiati e pensionati ordinari. Quindi risulta demagogica, anche se attuabile con legge ordinaria, perché in questo caso la Corte costituzionale non avrebbe niente da ridire, in quanto il provvedimento avrebbe effetto su tutti i pensionati, nessuno escluso.
La materia è delicata, perché è difficile dire ai pensionati privilegiati di ridimensionare il loro tenore di vita per rientrare nella normalità. Ma bisogna raddrizzare le storture, se si vuole rimettere al centro della vita sociale dei cittadini il valore dell’equità e l’eguaglianza fra essi.
Fino a quando i privilegiati rimangono intoccabili, nessuna riforma potrà rimettere in carreggiata la democrazia italiana.