Questo fenomeno positivo è stato aiutato fortemente dal Jobs act, che ha consentito l’assunzione a tempo indeterminato di 906 mila persone nei primi 9 mesi del 2015 mediante la decontribuzione previdenziale, con la contestuale eliminazione dell’art. 18 che aveva, di fatto, imbavagliato le assunzioni.
Una volta, le banche nazionali, e poi successivamente la Bce, utilizzavano come leva il Tasso ufficiale di sconto (Tus): lo diminuivano per incentivare l’economia, lo aumentavano quando l’economia si surriscaldava per effetto di un aumento incontrollato dell’inflazione e quindi dei prezzi.
Ma con questa crisi, il Tus è stato azzerato, con la conseguenza che non ha più prodotto alcun effetto. Ecco la ragione del Quantitative easing per 1.140 miliardi di euro, da febbraio 2015 a settembre 2016, con un piano di acquisti per 60 miliardi al mese.
Ma forse, i 1.140 miliardi non saranno sufficienti. Ecco perché il Consiglio direttivo della Bce, il prossimo 3 dicembre, potrebbe decidere un ampliamento del Qe, mentre la manovra sul tasso d’interesse sui depositi è di fatto bloccata perché esso è già sotto zero, cioè il tasso d’interesse è diventato negativo.
Paradossalmente, l’aumento dei depositi non è buona cosa, perché esso non dovrebbe esserci in quanto all’aumento dovrebbe corrispondere anche un incremento degli impieghi, cioè dei finanziamenti a imprese e cittadini.
In questo scenario entrano in gioco sia il pilastro dei consumi interni, sia l’aumento delle esportazioni e anche l’aumento della produzione per soddisfare il primo e le seconde.
I fenomeni macroeconomici debbono essere conosciuti, in modo da capirli, per potersi regolare in conseguenza. Il guaio del nostro Paese è che al suo interno vi è il quaranta per cento del territorio, cioè il Sud, in condizione di arretratezza economica, che in atto costituisce la palla al piede dell’economia nazionale.
Il divario fra Sud e Nord aumenta, perché non vi è stata, in quest’ultimo quarto di secolo, una politica di integrazione dei territori come quella fatta in Germania che, a distanza di 26 anni della caduta del Muro, ha parificato gli indici in tutti i suoi 16 Länder.