Siamo nel campo delle ipotesi, seppure con un supporto abbastanza concreto e quindi non possiamo che fare mere valutazioni, nel caso la Corte costituzionale dovesse abbattere la legge regionale e con essa le 390 amministrazioni comunali e le nove amministrazioni provinciali.
Naturalmente non sarebbe automatica la decadenza di tali amministrazioni, ma quasi certamente tutti i non eletti avrebbero l’interesse di attivare i processi legali al fine di annullare le elezioni.
Si tratta, come è facile immaginare, di un’ipotesi non remota ma concreta che rivoluzionerebbe lo scenario politico delle amministrazioni locali della Sicilia. Quest’esempio potrebbe avere effetti a cascata in altre regioni del continente ove vige una legge nazionale (la n. 81 del ‘93) per l’elezione del sindaco.
Nella nostra Isola, il quadro istituzionale è già in fibrillazione per effetto della scissione, all’interno del Popolo della libertà, del gruppo del Pdl Sicilia che fa capo a Micciché (15 deputati), la cui denominazione non è stata ancora validata in seno all’Ars, e il gruppo dei cosiddetti lealisti che fa capo al binomio Alfano-Schifani (19 deputati).
Una maggioranza formata da Mpa, Pdl Sicilia e Pd Sicilia conterebbe 59 deputati e quindi costituirebbe una novità nello scenario politico italiano, perché sarebbe un primo passo per quella collaborazione a livello nazionale fra Pdl e Pd, indispensabile per fare le profonde riforme di cui ha bisogno il nostro Paese.
Quindi l’operazione non solo avrebbe una svolta autonomista che interessa la Sicilia, ma potrebbe costituire il trampolino di lancio per un rinnovamento effettivo delle istituzioni nazionali.
E la Lega? È già un partito autonomista, il più grosso d’Italia. Bossi ha fiuto e capirebbe subito questa nuova opportunità. La Lega è un ottimo esempio di come un partito autonomista si possa radicare nel territorio, perché ha utilizzato una classe dirigente capace che ha dato dimostrazione di efficacia nelle amministrazioni locali delle quali ha assunto la responsabilità.
Non si deve creare un bilanciamento alla Lega, ma creare uno stretto rapporto di collaborazione perché dai poli del Nord e del Sud si propaghi l’indispensabile federalismo che porti le classi dirigenti locali ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei cittadini.