Pasquale Pilerci: “Strumenti tecnologici per la lotta all’evasione”

Tracciamo un bilancio dell’attività del 2015.
“Anche se ho assunto soltanto lo scorso 30 luglio la titolarità effettiva dell’attuale incarico, posso affermare che l’attività dei dipendenti reparti operativi, in un territorio complesso, è stata anche quest’anno alquanto intensa ed efficace, sempre orientata all’essenziale scopo di tutelare la legalità nell’interesse dei cittadini e delle imprese oneste”.
 
Quali sono le maggiori criticità del territorio?
“Si tratta di un territorio che presenta vari aspetti di complessità, non sempre facili da decifrare e gestire. Nella provincia di Trapani, infatti, non può negarsi la radicata presenza della criminalità organizzata, la quale, benché scevra da manifestazioni palesi, condiziona in un certo senso l’atteggiamento civico della popolazione locale, inducendo una sorta di passività che si estrinseca nella scarsa ricerca di un miglioramento sociale e in un’attenuata partecipazione alle scelte politiche, testimoniata anche da una ridotta tendenza all’associazionismo. Dal punto di vista economico, poi, il territorio appare depresso, come dimostrano i dati econometrici, che evidenziano un reddito medio lordo pro capite annuo, riferito all’anno 2014, di soli euro 15.400, inferiore alla media regionale e ben al di sotto del livello nazionale. Se però si rapporta tale dato al numero tuttora elevato dei depositi bancari nella provincia, si evince la presenza di una consistente economia sommersa, fatto comune, peraltro, all’intero territorio nazionale. Anche questo può spiegare l’assenza di un palese disagio sociale, sebbene negli ultimi tempi, a causa del perdurare della crisi economica, si stanno registrando, benché non in numero preoccupante, maggiori fenomeni di criminalità comune, come furti in negozi o supermercati”.
Il vostro organico è adeguato?
“Nei vari reparti in provincia di Trapani opera una forza effettiva, nel complesso, di circa 350 finanzieri: si tratta di un numero che non può dirsi inadeguato, anche se la peculiare realtà territoriale non disdegnerebbe un impiego ancor più consistente di uomini per un controllo più penetrante del territorio. Peraltro, possiamo contare su una dotazione ottimale di mezzi informatici, che consente un proficuo utilizzo di banche dati sempre più performanti. Attuare un sempre più sistematico e accurato impiego delle banche dati disponibili è senz’altro funzionale a un più efficace impiego delle risorse disponibili, dal momento che permette una migliore selezione dei contribuenti nei cui confronti indirizzare, con più probabile proficuità, le attività ispettive del Corpo, soprattutto quelle di natura fiscale”.
I Comuni collaborano nella lotta all’evasione fiscale?
“Con i Comuni è già operativo da qualche anno un raccordo informativo mediante lo scambio telematico di segnalazioni qualificate di evasione attraverso uno specifico applicativo informatico messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. È inoltre prevista per legge, quale premio per gli Enti locali segnalanti, l’attribuzione di parte del maggior reddito riscosso a seguito delle loro segnalazioni, che riguardano, tra le altre informazioni suscettibili di approfondimento ispettivo, il patrimonio immobiliare, il trasferimento all’estero della residenza e il possesso di beni indicanti capacità contributiva. In alcune realtà territoriali sono stati inoltre stipulati ulteriori specifici protocolli con Agenzia delle Entrate e GdF, come è avvenuto a Bologna. Nella provincia di Trapani ritengo che esistano ancora ampi margini di miglioramento nella collaborazione dei locali Comuni nella lotta all’evasione fiscale”.
 
La società collabora nella persecuzione dei reati?
“Nella provincia di Trapani non mi è parso di cogliere una massiccia collaborazione da parte della cittadinanza per la repressione dei reati in genere, e in particolare di quelli tributari. Le forme più frequenti e quasi esclusive di collaborazione, infatti, sono costituite da segnalazioni anonime (anche attraverso chiamate al 117) che, in quanto tali, sono generate più da personali risentimenti, che da un autentico interesse per la giustizia. Non mi risulta che siano numerosi i casi di persone che presentano denunce a tal fine presso le locali Procure, ma ciò è, peraltro, non tanto dissimile da quanto avviene nel resto d’Italia”.
Quali sono i principi etici della GdF e in che modo sono utilizzati per i cittadini?
“La Guardia di Finanza ha un proprio Codice deontologico che regola la condotta professionale dei propri appartenenti anche con riguardo al rapporto con i contribuenti assoggettati ad attività ispettiva. Ma per quanto concerne quest’ultimo aspetto esiste la legge 212/2000, nota come Statuto del contribuente, che ha codificato i principi e le norme da rispettare, anche allo scopo di limitare al massimo l’intralcio allo svolgimento dell’attività economica del soggetto controllato. Si tratta di una finalità che è costantemente e diligentemente perseguita dagli operanti, anche se non sempre risulta di facile attuazione sul piano pratico”.