Messina – Territorio a elevata criticità: allarme della Protezione civile

MESSINA – È quello messinese il territorio a più elevata criticità per numero di “nodi”, per contesto geologico-orografico, per caratteristiche climatiche e per assetto urbanistico. Lo dice l’ultimo rapporto del Dipartimento regionale della protezione civile sulle situazioni di potenziale rischio idraulico nel territorio siciliano. Nel documento viene presentato un censimento delle interferenze tra rete idrografica e utilizzo del territorio (nodi). Il Drpc sta svolgendo, con i fondi del Programma Po Fesr Sicilia 2007-2013, una serie di ricognizioni dello stato del dissesto idrogeologico per poter fornire agli Enti Locali quegli elementi utili a predisporre i piani di protezione civile.
“Ci sono diffuse anomalie idrauliche riscontrate soprattutto nell’ambito del reticolo idrografico minore in corrispondenza degli agglomerati urbani dove spesso vengono disattesi, si legge nel rapporto, i più elementari criteri che facilitano il deflusso naturale delle acque superficiali”. E così si possono trovare strade che si sviluppano lungo le fiumare e che servono per accedere  nuclei abitati; sbarramenti dei tracciati dei corsi d’acqua con fabbricati; obliterazione degli assi drenanti naturali per realizzare edifici isolati o impianti con varie destinazioni o torrenti trasformati in strade in ambito urbano o extraurbano (cosiddetti alvei-strada).
 
Di questi nodi in provincia di Messina ce ne sono tremila332, il 26% di quelli dell’intera Isola. Di questi il 94,5% sono a potenziale rischio idraulico, pari al 27% sul totale rilevato nelle nove province mentre Palermo ad esempio è al 19%, Agrigento 11% e Catania ed Enna al 10%. Ad avere il maggior numero di intersezioni tra corsi d’acqua e fabbricati o viabilità è proprio Messina con 637 interferenze.
Il tessuto urbano della città dello Stretto è cresciuto quindi in questi decenni incrociando i suoi 72 torrenti e senza rispettarne il naturale percorso.  Con l’ordinanza del sindaco dello scorso 19 ottobre si è tentato, da parte dell’Amministrazione, di trasferire le sue competenze di rimozione di quelle opere che sono d’intralcio al regolare deflusso dell’acqua al Genio Civile. Ma il 12 novembre l’ingegnere capo Leonardo Santoro ha fatto partire una diffida nei confronti del Comune ad intervenire per liberare gli alvei dei torrenti non solo delle opere primarie realizzate ma anche di quelle secondarie come le bitumazioni o che consentono ad esempio l’illuminazione e l’erogazione idrica.
Il Genio Civile ha anche intimato di precludere il rilascio “di qualsiasi nuova autorizzazione o concessione edilizia per opere che prevedano – si legge nella nota – quale unico ed improprio accesso l’alveo dei torrenti”. Il provvedimento emanato reitera numerose ordinanze e conseguenti diffide emesse negli anni dall’Ufficio di via Saffi e finalizzate alla rimozione di tali criticità. Alla base dell’ordinanza di Palazzo Zanca pare ci sia stato il tentativo di fare intervenire la Regione per finanziare la rimozione delle opere  nell’alveo dei torrenti con i 70 milioni di euro a disposizione per l’intera isola. “Ma quei soldi che provengono dai fondi Pac – dice Leonardo Santoro-  non sono più nella disponibilità degli uffici regionali dal dicembre 2014; l’Amministrazione deve fare delle scelte politiche chiare sulla gestione del territorio cambiando indirizzo sulle autorizzazioni”.
In qualche dichiarazione l’assessore ai lavori pubblici e protezione civile Sergio De Cola, ha parlato dell’esistenza “di manufatti in regola con il Prg ma abusivi per logica” e comunque assicura che si sta lavorando per individuare gli abusi sui torrenti per intervenire ma il problema è con quali risorse finanziarie. L’elenco dei torrenti con delle criticità è molto lungo, da Larderia, a Bordonaro, Papardo, Rodia ma con i 32 milioni del piano nazionale di Italia Sicura assegnati si potrà intervenire solo su Bisconte e parzialmente sull’Annunziata.