Spesa sanitaria, al Sud livelli alta inefficienza

ROMA – L’istituto di ricerca ‘Cerm’ (Competitività e regolazione mercati), attraverso lo studio ‘SaniRegio2015’ ha analizzato la spesa sanitaria corrente delle Regioni italiane, introducendo un meccanismo di calcolo del fabbisogno standard basato sulla stima di una funzione di spesa. L’analisi si basa su di un modello empirico derivato dalla funzione di costo dei servizi sanitari e analizza l’evoluzione della spesa storica corrente in relazione al fabbisogno di servizi sanitari, stimato attraverso un insieme articolato di variabili demografiche e di contesto socio-economico.
Il passaggio a piani triennali di stabilità e di convergenza a scorrimento annuale può rappresentare uno strumento chiave per innalzare la qualità della spesa, i livelli di efficienza tecnica e la qualità dell’interlocuzione tra Stato e Regioni, con la possibilità, per ciascuna Regione, di lavorare ordinatamente alla realizzazione di obiettivi scanditi su di un orizzonte temporale congruo, nel rispetto dei target di bilancio assegnati.
L’analisi s’inserisce, inoltre, nel recente dibattito sull’evoluzione del processo di calcolo dei fabbisogni e costi standard del comparto sanitario. Dibattito animato dalla necessità di aggiornare la procedura di calcolo prevista dal d.lgs. 68/2011 in modo da tenere conto, oltre che della struttura della popolazione, anche dei livelli di efficienza e di appropriatezza raggiunti da ogni Regione nell’offerta dei servizi sanitari.
I risultati di SaniRegio2015 – come si legge nella ricerca condotta da Fabio Pammolli, Francesco Porcelli, Francesco Vidoli e Guido Borà, indicano come cambierebbe il riparto della quota indistinta del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale (pari a 105,3 miliardi di euro per il 2014) se a ogni Regione venisse sottratta una quota di finanziamento pari al suo livello di spesa inefficiente. Quando ci si concentra sui fattori di inefficienza, a fronte di un livello complessivo di spesa inefficiente stimato nel 13,7%, pari a circa 15 miliardi di euro, la riduzione di risorse si concentrerebbe maggiormente nelle Regioni del Sud passando da una contrazione dello stanziamento pari all’1,39% per la Lombardia, a una riduzione del 29,63% per la Calabria.
Si nota un costante recupero di efficienza che ha interessato mediamente tutte le aree del Paese anche se si vede chiaramente una forte dualizzazione con le Regioni del Sud molto distante da quelle del Centro e del Nord. In particolare, le Regioni del Mezzogiorno (incluse Sicilia e Sardegna) sono passate da un livello di inefficienza medio prossimo al 50% del 1998 a una quota di spesa inefficiente inferiore al 30% nel 2010, le rimanenti Regioni sono passate mediamente dal 25% di spesa inefficiente a circa il 15%.
Il recupero in termini di efficienza da parte delle Regioni meridionali, con il conseguente ridursi del gap con il resto del Paese è sicuramente un’ottima notizia anche se è importante sottolineare come il trend decrescente abbia subito un forte rallentamento a partire dal 2006, anno dal quale le distanze tra le Regioni meridionali e il resto del Paese non si sono più ridotte arrestando il processo di convergenza iniziato alla fine degli anni ‘90. 
Le cause vanno ricercate anche agli effetti generati dai programmi di contenimento della spesa che hanno interessato principalmente le Regioni meridionali a partire dalla seconda metà degli anni duemila attraverso l’adozione dei Piani di rientro.
Anche la distanza tra le prestazioni erogate e lo standard mostra un notevole miglioramento nel corso degli ultimi 20 anni passando da una media del -16% del 1998 a un valore del -10% del 2010, il che testimonia un generale miglioramento nell’adeguatezza dei servizi erogati lungo la penisola. Se si guarda alle singole aree del Paese separatamente, però, l’analisi mostra delle criticità.
In particolare nelle Regioni del Nord (incluse le Regioni a statuto speciale) si è passati da una media del -10% del 1998 al -6% del 2010, nelle Regioni del Centro si è passati da una media del -18% a un valore del -11%, da ultimo nelle Regioni meridionali (incluse le isole) si è passati dal -22% del 1998 al -11% del 2010.