Così nacquero il 6 e il 18 politico, così nacque lo Statuto dei lavoratori (Legge Brodolini, n. 300/70), così si estese in tutto il Paese un appiattimento verso il basso, tagliando le eccellenze, mettendo in naftalina i talenti. Da tutto ciò iniziò un clientelismo sfrenato, secondo cui venivano messi nei posti chiave personaggi fedeli ai riferimenti politici e non i più bravi. Il declino dell’Italia cominciò e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze.
Né l’avvento di Berlusconi (nel 1994), che sembrò una grande speranza per rompere la palude, né l’alternanza con D’Alema e Prodi, né l’avvento di Monti e Letta hanno cambiato alle radici lo scenario.
Matteo Renzi, invece, ha avuto l’intuito di rimettere al centro del sistema economico-sociale l’impresa: ha eliminato il famigerato articolo 18, cosicché ha consentito a quasi un milione di lavoratori di avere il contratto a tempo indeterminato, a tutele crescenti, rimettendo in moto i mutui bancari che quest’anno si sono raddoppiati.
I consumi continuano però a restare piatti, anche se la Confcommercio prevede che le spese di Natale aumenteranno, seppur di poco.
Senza Internet, gli sviluppi attuali sarebbero stati impensabili. Senza la concorrenza mondiale nella telefonia il ribasso formidabile dei prezzi a imprese e consumatori non vi sarebbe stato. Senza Bill Gates, Microsoft non avrebbe invaso il mondo di Pc, lo stesso vale per la Apple di Steve Jobs.
I social, che hanno consentito a miliardi di persone di comunicare in maniera innovativa, devono molto a Mark Zuckerberg, il quale proprio in questi giorni ha dichiarato (ma sarà vero?) che devolverà in beneficenza ben 45 miliardi di dollari in occasione della nascita del suo primo figlio.
Il progresso non ci sarebbe stato senza Alibaba, il primo sito di e-commerce nel mondo. Tuttavia, non bisogna dimenticare che se le transazioni avvengono per via telematica, i prodotti continuano a essere spostati sulla terra, anche utilizzando aeromobili o navi. Quindi, hanno ruolo ancor più essenziale logistica e infrastrutture. Ecco perché il nostro Meridione è così arretrato: ha un tasso infrastrutturale inferiore di un terzo a quello medio del Paese.
Il progresso è avanti a noi, bisogna afferrarlo, prima che passi. Chi ha idee e voglia di crescere, vincerà.