Per far quadrare i conti è dunque inattuabile il passaggio dei dirigenti a pensionamento. Come risolvere il problema dell’appesantimento finanziario della Regione? La risposta è nella Legge 183/2011 che consente di mettere i dipendenti in una sorta di cassa integrazione con l’80% dello stipendio e di sciogliere i contratti con i dirigenti, i quali per la natura del rapporto di lavoro non sono mai assunti a tempo indeterminato.
Qualcuno potrebbe obiettare che in tal modo si priverebbero del reddito tante famiglie. La risposta è che un dirigente, se lo è sul serio, deve essere in condizione di trovare sul mercato nazionale o internazionale la sua collocazione. Se non lo trova significa che non ha i requisiti adatti, perché un bravo dirigente trova sempre l’impresa che lo assume.
Vi è poi il versante dei dirigenti e dipendenti attivi ai quali si applica il contratto di lavoro regionale che consente ad essi di percepire emolumenti superiori di un terzo a quelli dei loro colleghi statali.
Si tratta di un privilegio, non giustificato, che continua ad esistere da decenni. Ecco perché il contratto di dirigenti e dipendenti regionali dovrebbe essere eliminato, con la contemporanea cessazione dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e l’applicazione, sic et simpliciter, del contratto degli statali o di dipendenti di altre regioni virtuose.
La Legge sull’emersione volontaria (L. 184/14) ha adottato tale metodo. Infatti, per indurre all’emersione volontaria i contribuenti che detenevano risorse finanziarie e immobiliari all’estero, ha chiuso una serie di accordi con i Paesi della black list, in primis la Svizzera, mediante i quali, dal 1° gennaio 2017 avverrà lo scambio automatico delle informazioni: questo è il bastone.
La carota consiste nel fatto che, pur chiedendo l’intero pagamento delle imposte, ha ridotto sensibilmente sanzioni e interessi. L’operazione ha avuto successo perché sono state presentate, secondo stime dell’Agenzia delle Entrate, 100 mila domande che genereranno oltre 4 miliardi di gettito nel 2016.
Dunque, il metodo funziona e non si capisce perché esso non possa essere adottato dalle amministrazioni statali, regionali, locali e dalle partecipate pubbliche.
Se così non accade, la ragione risiede nella debolezza del ceto politico, ricattabile e con gli scheletri negli armadi, incapace di contrastare l’eccessivo potere dei burocrati che servono se stessi e non i cittadini, che pagano i loro stipendi. Un’ignominia!