Il siciliano a capo delle missioni spaziali della Nasa viene da Ragusa. Per questo la sua città, lo ha recentemente premiato con un riconoscimento importante: il premio ragusani nel mondo. E non è l’unico premio. David Mauro, ha ottenuto recentemente dalla Nasa, l’Exceptional Public Achievement Medal. David Mauro, quarantenne siciliano, ragusano, è l’eccellenza italiana all’estero. Ingegnere e manager nella Mission Design Division di Ames, centro di ricerca californiano della Nasa a Mountain View, si occupa principalmente di missioni di piccoli satelliti nel sistema solare.
Dopo la laurea in Ingegneria elettronica all’Università di Pisa e in Ingegneria delle comunicazioni e sistemi di navigazione satellitare, sceglie l’ISU di Strasburgo per un Master in studi spaziali.
Durante i suoi 14 anni di servizio in marina militare e presso il San Marco, la brigata anfibia della Marina, fa parte di missioni importanti. Poi la Nasa, il suo sogno da ragazzino. Prima da tirocinante e poi con un contratto di lavoro.
Nelle ultime settimane sta dirigendo una studio per una missione su Europa, una delle lune di Giove.
Hai ricevuto il premio ragusano nel mondo e, di recente, l’Exceptional Public Achievement Medal, che la Nasa riconosce soltanto ai migliori. Cosa rappresentano per te questi premi?
“Ricevere un così bel riconoscimento dalla propria città come il premio Ragusani nel Mondo è stato un grande onore. Ragusa è la città che mi ha accompagnato sino ai 18 anni, i miei ricordi piu lontani sono legati a questa bella cittadina e soprattutto ai colori e profumi dei suoi paesaggi: dal mare alla campagna la bellezza dei paesaggi del ragusano è comparabile a pura poesia.
Ricevere la NASA Exceptional Public Achievement Medal è stata un’emozione fortissima. è sempre molto bello quando il proprio operato viene riconosciuto ed apprezzato. In particolare quando l’apprezzamento viene dalla agenzia spaziale che ha mandato l’uomo sulla Luna e che pianifica di inviarlo su Marte”.
La Nasa era anche un tuo sogno?
“Esatto. La NASA, inoltre, insieme alle forze armate, rappresenta una delle mie passioni sin da quando ero piccolo. Durante i miei 14 anni di servizio in Marina militare e presso il San Marco, la brigata anfibia della Marina, ho ricevuto diverse medaglie per le varie missioni svolte. Ricevere una medaglia, da civile, dalla NASA per il contributo che ho dato mi riempie decisamente di orgoglio”.
Sei supervisor nella Mission Design Division di Ames. Di cosa ti occupi nello specifico?
“Ho una doppia funzione come manager e come ingegnere. In qualità di manager sono il responsabile per un team di ingegneri per la società per la quale lavoro, SGT Inc. Come ingegnere mi occupo di studi di fattibilità per missioni di piccoli satelliti nel sistema solare e dei sistemi di telecomunicazione satellitari”.
Una formazione tutta italiana e una carriera negli Stati Uniti. L’America era una destinazione inevitabile per te?
“Sono sempre stato affascinato dagli Stati Uniti, e nonostante non tutto sia perfetto o ideale, è davvero il luogo delle opportunità. Una prima esperienza diretta l’ho avuta quando ho frequentato un corso di 5 mesi a Quantico, base dei Marines americani. Sono riuscito a classificarmi primo, con la più alta media accademica, in una classe composta al 99% da ufficiali dei Marines. Gli unici stranieri io, un collega dell’esercito italiano ed un ufficiale delle Filippine. In quell’occasione ho capito che l’America premia chi si da da fare ed è davvero meritocratica”.
I siciliani all’estero sono cervelli in fuga o in viaggio secondo te?
“Mi piace pensare che ognugno di noi sia in un suo personalissimo viaggio”.
Il mondo dell’Accademia cosa ti ha lasciato? Come sono stati quegli anni?
“Ho frequentato l’Accademia dal 1994 al 1998, corso Alba Grigia. Anni molto intensi che hanno rappresentato il mio ingresso nella Marina Militare. Sicuramente il lascito piu bello sono state le amicizie vere e durature nate in quegli anni”.
Come hai vissuto l’ultima missione del tuo conterraneo Luca Parmitano?
“Da Siciliano sono stato molto orgoglioso e felice per il successo di Luca Parmitano. Non ho ancora avuto modo di incontrarlo ma mi piacerebbe molto scambiare due chiacchere”.
Come si muove l’Italia nel campo della ricerca che sta dietro le missioni spaziali? Pensi ci siano ancora gap rispetto all’America?
“Ho trascorso la quasi totalità del mio periodo italiano nella Marina militare e vivendo negli USA da oramai 5 anni non un quadro aggiornato sulla situazione della ricerca aerospaziale in Italia. Sicuramente l’Italia ha delle realtà importanti nel settore aerospaziale ed è un attore di primo piano nel sistema spaziale europeo”.
Che messaggio daresti ai tuoi coetanei siciliani?
“Mi piace molto il detto “cu nesci, arrinesci”. Io intendo il “cu nesci” non tanto come l’andare via dal luogo di origine, ma come il superare, l’uscire, dalle limitazioni che ognuno di noi si autoimpone”.