Auricolari e cuffie sono un covo di germi e batteri

ROMA – Chi l’avrebbe mai detto che auricolari e cuffie, accessori di uso comune e quotidiano, sia per parlare al telefono mentre siamo in macchina, sia per isolarci completamente dal mondo e vivere la vita come se fossimo perennemente accompagnati da una colonna sonora personale, potessero essere covi ideali di germi e batteri, con le possibili conseguenze negative del caso. Ma gli auricolari, oltre a stare nelle orecchie la maggior parte del tempo, viaggiano anche con noi, nelle nostre borse, zaini, tasche, e molto spesso ci dimentichiamo completamente di pulirli prima di rimetterli alle orecchie o viceversa.
Inoltre, le donne sanno che per avere un effetto uniforme del viso è necessario sfumare verso le orecchie il fondotinta e la terra, per questo dovranno mettere in conto anche la possibilità che gli auricolari si sporchino proprio con i cosmetici di uso quotidiano.
Poi ovviamente c’è la sporcizia organica, quella che risiede nelle orecchie e che tutti produciamo che ci piaccia o meno.
Per tutte queste ragioni, una recente ricerca indiana ha analizzato che gli auricolari sono veicolo di stafilococchi e streptococchi emolitici, che possono portare a infiammazione del canale uditivo esterno o dell’orecchio.
Il rischio è particolarmente grande quando c’è già un minimo di lesioni nell’orecchio e se non puliti correttamente potrebbero essere causa di infezioni fastidiosissime specialmente se vengono scambiati tra colleghi, amici, parenti, etc…
E le sorprese non sono tardate ad arrivare. Secondo gli studiosi infatti il numero di germi, si assesta con l’incredibile proporzione del 92 per cento delle cuffie analizzate. Proprio per questo i Call Centres, patria di telefoni e cuffie telefoniche, sono quindi degli ambienti particolarmente vulnerabili e a rischio d’infezione.
è necessario quindi che gli stessi operatori telefonici inizino ad adottare delle precise norme d’igiene sul posto di lavoro, pulendo le proprie cuffie ad ogni cambio turno, o comunque a fine giornata.