I quotidiani regionali hanno fatto da cassa di risonanza alle lamentazioni di codesti precari, sostenendo una tesi totalmente destituita di fondamento: senza di loro le macchine comunali si fermerebbero.
È falso. In primo luogo perché nessuno dei 390 Comuni ha redatto il Piano aziendale per determinare il fabbisogno quantitativo e professionale delle risorse umane; conseguentemente dipendenti e dirigenti stanno nei Comuni a casaccio, senza alcun riferimento alle necessità per produrre i servizi.
In secondo luogo, non si tiene conto che la Regione siciliana ha 10 mila dipendenti in esubero che potrebbero traslocare nei Comuni e non si tiene conto che le Province regionali hanno migliaia di dipendenti e dirigenti che dovrebbero essere anch’essi pronti a trasmigrare nei Comuni.
Concludendo i contratti con i cosiddetti precari, redigendo il Piano aziendale per Comune, determinando i fabbisogni effettivi di risorse umane, utilizzando con il processo di mobilità il personale proveniente da Regione e Province: dopo aver fatto tutto questo i Comuni potrebbero bandire i concorsi cui parteciperebbero gli ex precari ma anche i 388 mila disoccupati, che hanno pari diritti.
Non c’è dubbio che fra l’interesse generale dei disoccupati e quello particolare di precari debba prevalere il primo sul secondo. Chi non applica questa regola (Crocetta, Faraone e compagni) si dimentica che è loro preciso dovere quello di fare gli interessi di tutti e non di pochi.
Quanto precede è anche conseguenza del fatto che i dirigenti degli enti locali hanno dimenticato la loro responsabilità etica e professionale di fare funzionare al meglio i servizi loro affidati, secondo il principio che debbono seguire un indirizzo di qualità e costare il meno possibile perché vengono spesi i soldi dei cittadini.
C’è anche da tenere presente che nonostante la presenza di tanti precari, ritenuti indispensabili, le macchine comunali sono disorganizzate, inefficienti e non seguono il principio fondamentale che tutto ciò che fanno debba essere messo sul sito, di modo che la trasparenza diventi un fatto normale e ordinario.
Siamo antipatici, lo sappiamo, ma è nostro dovere dire la verità. Continuamente!