PALERMO – Il microcredito come via per uscire dalla povertà. É quanto emerge dalla ricerca “Il Microcredito in Italia e nel Mezzogiorno. Caratteristiche socio-economiche e funzionali”, presentano lo scorso primo Dicembre dal Centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno.
Quando si sente parlare di microcredito sorge spontaneo andare a pensare soprattuto agli strumenti di finanziamento presenti nei Paesi in via di Sviluppo. Ciò è dovuto sopratutto al fatto che tali mezzi sono posti specialmente in favore soggetti che vivono in condizioni di povertà. Basta un dato come premessa alla sviluppo del microcredito italiano: nel Sud Italia oltre due milioni di famiglie si trovano in condizioni di povertà relativa. Secondo l’Istat al Sud più di una famiglia su quattro (26%) è in condizione di povertà, percentuale circa 4 volte maggiore di quella del Nord e 3,5 volte maggiore rispetto a quella del Centro.
Il report fotografa inoltre un’Italia che fa sempre più i conti con l’aumento della percentuale della popolazione a rischio povertà. Questa ha raggiunto livelli preoccupanti in tutte le regioni italiane. Secondo i dati Eurostar nelle regioni del Centro-Nord la percentuale della popolazione a rischio povertà si aggira intorno al 20%, mentre in alcune regioni del Sud essa raggiunge il 40%. Dunque, le maggiori difficoltà riguardano la parte centro-meridionale del Paese. Umbria (+5,6%), Marche (+6,8%), Lazio (+2,7%), Molise (+9,5%), Campania (3,1%), Basilicata (+9,3%), Calabria (+2,9%), Sicilia (+5,8%) e Sardegna (+2,9%), sono le regioni dove l’aumento della percentuale della popolazione a rischio povertà è stata fortemente marcata.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica dell’offerta del microcredito in 9 anni sono stati concessi 76.000 prestiti. La ricerca distingue due momenti distinti: dal 2005 al 2008 il dato annuale riguardante le concessioni è quasi costante (si tratta di circa 5.000 prestiti per anno), dal 2009 in poi segue una seconda fase in cui il numero dei prestiti complessivo cresce decisamente passando dai circa 7.000 prestiti agli oltre 15.000 prestiti del 2013.
Tutti e quattro i comparti dei promotori (ambito pubblico, enti religiosi, mondo bancario e soggetti privati), si sono resi partecipi di questa crescita. Analizzando i dati vi è stata tuttavia una prevalenza delle operazioni promosse dai soggetti privati ( da 2.000 prestiti nel 2005 a oltre 4.000 nel 2013).Seguono i soggetti pubblici (1.800 prestiti nel 2005 e oltre 4000 nel 2013) e il mondo bancario (1.200 prestiti nel 2005 e oltre 4200 nel 2013), mentre in maniera più contenuta è avvenuto il sostegno dei programmi promossi da enti religiosi (anche si vi è da sottolineare l’aumento dai 150 prestiti del 2005 ai quasi 2.500 del 2013).
Per quanto riguarda le zone geografiche, la macro aera NORD (dalla Valle Aosta, all’ Emilia Romagna) è stata caratterizzata da un rilevante calo fino al 2008, cui ha fatto seguito una crescita netta dal 2009 al 2012 (dai 2.480 ai 2.700) e poi un calo netto nel 2013 (2.067 prestiti)
Esaminando i dati della macro area CENTRO, (Toscana, Umbria, Marche e Lazio), qui assistiamo ad un picco nel 2009 (con 1.900 prestiti) preceduto nel periodo 2005-2008 da un andamento altalenante e seguito da un netto calo dal 2010 al 2013.
La macro area SUD, (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia) presenta fase discontinua ma sostanzialmente decrescente fino al 2008, Dal 2009 in poi è seguita una crescita decisa negli anni successivi, fino al boom del 2013 (quasi 3.700 prestiti). Risultati dovuti sostanzialmente ai programmi avviati da promotori appartenenti all’ambito pubblico, meno coinvolti i soggetti privati.
Trascurabili, i risultati prodotti dai programmi promossi da enti appartenenti al mondo bancario e dagli enti religiosi.