L’Italia rischia sanzione di un miliardo per lo smog

Bruxelles – Come si arriva al calcolo di un miliardo di euro per la sanzione che la Commissione chiederà probabilmente alla Corte Ue di comminare all’Italia, in caso di condanna per la mancata adozione di misure idonee a rientrare nelle norme? Semplicemente considerando tre coefficienti oggettivi: il coefficiente Paese, che è molto alto per i grandi Stati membri come l’Italia; il coefficiente durata dell’infrazione (per l’Italia siamo a 10 anni di sforamenti); e infine il coefficiente gravità, che in questo caso è il massimo possibile, trattandosi di violazioni che minacciano direttamente la salute dei cittadini. Ci sono, infatti, stime impressionanti – compresa quella dell’Agenzia europea dell’Ambiente di Copenaghen – sul numero di persone esposte al rischio di morte prematura a causa dei gas inquinanti.
Una regione italiana particolarmente inadempiente, secondo le fonti della Commissione, è il Veneto, dove “tutto è fermo dal 2006”, nonostante l’obbligo di stabilire e aggiornare periodicamente i piani d’azione per il rispetto delle soglie stabilite dalla direttiva, anche se “risulta che finalmente ora stiano cominciando a muoversi”. Un’altra regione nei guai è il Piemonte, ma in questo caso ci sono giustificazioni dovute alla presenza di montagne intorno alle città che ostacolano il ricambio dell’aria.
Anche per un altro inquinante maggiore fra i componenti dello smog, il biossido d’azoto, che causa malattie cardiovascolari e respiratorie, la Commissione ha iniziato varie procedure d’infrazione contro l’Italia e altri Stati membri (tra cui Regno Unito, Portogallo, Spagna, Germania e Francia) per violazione degli standard di qualità dell’aria in vigore fin dal 2010.