Renzi fa mille cose e, invece, dovrebbe concentrarsi su quattro o cinque, che sono essenziali per andare verso gli obiettivi prima indicati.
Sono noti i quattro vantaggi internazionali di cui l’Italia dovrebbe approfittare: il petrolio a 33 dollari il barile (159 litri), il costo del denaro a zero o con remunerazione negativa, il ribasso dell’euro a 1,07 sul dollaro – ma viaggia verso la parità – e infine la immissione di 1.500 miliardi di liquidità nel mercato europeo da parte della Bce da marzo 2015 a marzo 2017.
Poi, le iniziative di Renzi dovrebbero basarsi sulle quattro E tradizionali: Etica, Economicità, Efficienza, Efficacia.
Le azioni che il primo ministro dovrebbe attivare sarebbero verso: energia, trasporti, infrastrutture, investimenti, riassetto idrogeologico del territorio, totale spesa di fondi europei e Fondi di sviluppo e coesione. Solo producendo ricchezza si può pensare di distribuirla. Si distribuisce la ricchezza, non si distribuisce la povertà come dicono alcuni imbecilli.
Per realizzare quanto precede Renzi dovrebbe fissare dei percorsi tassativi con ciascun ministero, adottando cronoprogrammi altrettanto tassativi.
Il difetto della macchina fiscale è che punta agli accertamenti di evasione, non all’incasso di somme. Mentre tutti i dati statistici dovrebbero essere fondati esclusivamente sull’effettivo incassato e non sui numeri accertati, spesso frutto di fantasia e di incapacità.
E poi c’è la questione non affrontata con decisione: la Pubblica amministrazione. La Legge Madia (124/15) ha formulato la cornice e inserito indirizzi che ovviamente sono privi di effetti. I decreti delegat, in via di approvazione, confermeranno se il Governo vuole avere una Pa efficiente e funzionale o continuare a pagare a vuoto 4 milioni di cedolini.
Per raggiungere il primo obiettivo è necessario che le leggi siano semplici ed efficaci: determinino con precisione le responsabilità dei dirigenti e le relative sanzioni quando non ottemperano al loro dovere; ovviamente premiarli quando raggiungono i risultati.
L’iniziativa di abbattere le partecipate è lodevole, ma lo strumento che si intravede non è adeguato.
Auguriamo di sbagliarci e auguriamo che l’anno nascente porti a Renzi senso di concretezza realizzativa, non effetto mediatico.