Diritti dei gay, l’Italia torna a dividersi in piazza

CATANIA – È sempre guelfi contro ghibellini, Don Camillo contro Peppone. Torna a spaccarsi l’Italia, sabato 23 gennaio, quando diverse piazze saranno contese da due fronti opposti. Da un lato le “Sentinelle in piedi”, contrarie al riconoscimento delle unioni tra persone dello sesso e in particolare al diritto di adozione in seno alle coppie omosex, dall’altro il popolo arcobaleno, con l’Arcigay capofila delle numerose sigle dell’universo Lgbtqi.
“Non dobbiamo essere miele della terra, ma il sale. Il sale sulla pelle brucia, ma impedisce anche di imputridire”. Citano Georges Bernanos  le Sentinelle in piedi di Catania, mentre si preparano a scendere in piazza Università, libri alla mano, per vegliare silenziosamente contro il ddl Cirinnà. Quella etnea, stando a quanto comunicato sul sito ufficiale, sembra l’unica città siciliana interessata dalla veglia.
Ci sono i cattolici, certo, all’interno delle Sentinelle, ma dall’Ufficio stampa tengono a sottolineare come il movimento sia abbastanza eterogeneo, essendo composto anche da atei, sigle evangeliche o di altra fede.
Il cartello “pro family” punta il dito soprattutto contro l’articolo 5 del testo Cirinnà, che introdurrebbe la cosiddetta stepchild adoption, cioè la possibilità di adottare il figlio del coniuge.
A volerla dire tutta, si tratta di un principio già avallato dalla giurisprudenza, in quanto nel 2014 e nel 2015, il Tribunale per i minorenni di Roma, ribadendo il principio giuridico consolidato e in linea con tutta la giurisprudenza italiana (dai Tribunali alla Cassazione) ed europea, ha sancito che l’orientamento sessuale dell’adottante non può costituire un elemento ostativo alla stepchild. Secondo le Sentinelle, però, questo aprirebbe la strada alla pratica dell’utero in affitto, cioè detto alla spicciolata “una donna che accetta di affrontare gestazione e parto per altri”. “Ciò che la gente sta comprendendo solo adesso – dichiara il portavoce delle Sentinelle –  è che la stepchild adoption è una semplice e sterile compravendita di bambini e che avrà poi la conseguente trasformazione della maternità in un bene commerciabile, con conseguenza ancor più grave, la negazione del diritto del bambino ad avere una mamma”.
Di tutt’altro avviso, neanche a dirlo, sono le associazioni gayfriendly, mai così vicine a uno storico riconoscimento delle loro prerogative, dalla reversibilità della pensione fino alla possibilità di assistersi reciprocamente in ospedale.
“Da quando abbiamo lanciato – spiega Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – assieme alle altre associazioni Lgbt nazionali, l’appello rivolto a Parlamento e Governo per l’uguaglianza delle coppie formate da persone dello stesso sesso, una dopo l’altra hanno iniziato ad arrivare le adesioni”. In Sicilia, l’appuntamento è a Catania (ore 18.30, Piazza Stesicoro), Palermo (ore 16,30, piazza Verdi), Siracusa (ore 21, Largo 25 Luglio ),  Ragusa (ore 18, Piazza San Giovanni) e Caltanissetta (ore 18, Piazza Falcone e Borsellino). In piazza gli attivisti e le attiviste porteranno con sé orologi e sveglie per suonare concretamente la sveglia a un Paese che attende da troppo tempo il riconoscimento dei diritti delle persone lgbt.
“In queste ore – prosegue Piazzoni – apprendiamo dell’ulteriore slittamento in avanti della discussione in aula del ddl sulle unioni civili. Un fatto che è ormai una consuetudine nel dibattito parlamentare su questo tema – commenta amaro – ma che non intacca la nostra determinazione: il 28 gennaio con occhi e orecchie ben aperti presidieremo il dibattito dell’aula: nessun passo indietro dovrà essere fatto rispetto all’attuale proposta di legge”.