Nella graduatoria delle destinazioni delle risorse pubbliche, ai primi posti si dovrebbero trovare cultura e ricerca. Ma così non è. Quando i beni culturali sono resi fruibili attirano turisti e visitatori come mosche. è soddisfacente l’iniziativa del ministero competente che ha attivato l’apertura domenica e sere alle visite di cittadini e turisti, con un balzo in avanti notevole nel numero dei partecipanti.
Peccato che le regioni meridionali, che possiedono gran parte dei tesori naturali del Paese, non abbiano seguito l’esempio dei musei nazionali, per inefficienza e incapacità di iniziativa e agendo in modo contrario a quanto sosteneva un ministro berlusconiano: Con la cultura non si mangia.
Quanta gente può essere utilizzata nel versante culturale: dalle ristrutturazioni ai restauri e all’utilizzazione e alla fruizione con personale idoneo, parlante più lingue ed a conoscenza della storia, della letteratura e dell’archeologia. Cultura e fruizione di parchi montani, di riserve marine, di siti archeologici, di beni paesaggistici e tanti altri che, se bene impiegati, producono ricchezza e occupazione.
L’alta politica dovrebbe essere capace di prendere provvedimenti rapidi improntati ad equità ed efficienza, al servizio dell’interesse generale. Ma questi semplici concetti sono ignorati per calcolo da un ceto politico che preferisce servire se stesso piuttosto che i cittadini.
Siti importanti, come Pompei e Caserta, stanno appena ricominciando a risalire la china dei restauri. Ma per anni hanno divorato risorse senza alcuna contropartita. Siti come la Villa del Casale di Piazza Armerina o l’area archeologica di Morgantina sono irraggiungibili, con strade di raccordo in parte franate e in parte impraticabili e la perdita di un considerevole numero di visitatori, impediti a godere di tali bellezze.
Per queste omissioni nessuno paga perché, almeno fino a oggi, ai dirigenti pubblici non viene chiesto conto e ragione della mancata iniziativa volta a far funzionare le branche amministrative loro affidate.
Ora, però, è arrivato il tempo di meritocrazia e responsabilità. Senza questi valori non si ricomincia a crescere.