In questo mondo mediatico, però, c’è chi gode nel poter colpire una persona perbene, perché fa notizia, fa fare carriera, fa acquisire meriti immeritati e, in definitiva, produce vantaggi egoistici.
Tuttavia, la persona perbene, che ha acquisito meriti in lunghi periodi ha con sè la testimonianza della verità, non teme nessuno, ma proprio nessuno, che la possa scalfire. Alla fine di qualunque percorso, la verità viene sempre a galla e dimostra che chi ha agito contro di essa, ne esce sconfitto.
Non tutti si muovono contro qualcuno per malafede. Ma anche in questo caso, se si è persone perbene, si riconosce l’errore in cui si è incorsi e si fa retromarcia ammettendo il proprio errore.
Non bisogna operare in campo professionale per costruirsi la reputazione. Essa arriva in modo automatico. Basta agire con onestà e correttezza, basta muoversi rispettando sempre il prossimo, le leggi scritte e i valori etici: quest’ultimi vengono prima di tutto.
Non importa quello che vali, importa quello che altri ti valutano. In questa massima c’è l’essenza di un comportamento onesto, lineare, che anche se in discussione alla fine emerge con limpidezza.
Il consumismo aumenta i bisogni di cose materiali, per cui molti si sentono costretti a lavorare di più, spesso forsennatamente, per soddisfare tali bisogni, che aumentano di giorno in giorno. Ma proprio qui interviene la saggia regola che per non avere bisogni, liberarsi dai bisogni.
E perciò è necessario distinguere fra i bisogni veri e quelli fittizi, cioè non bisogni.
I bisogni più importanti da soddisfare sono quelli immateriali: per esempio la necessità dell’intelligenza di arricchirsi, la necessità dello spirito di guardare lontano, anche oltre la soglia della vita.
Vivere correttamente non è facile perché bisogna stare attenti a solcare un alveo preciso e delimitato senza uscirne fuori, per evitare di debordare in un’area malsana.
Attenzione, dunque, al nostro comportamento ed al rispetto del prossimo, esigendo ovviamente altrettanto rispetto su un piano di parità, indipendentemente dai ruoli sociali e lavorativi di ognuno di noi.
Disuguaglianza nel demerito, uguaglianza nel merito. Fuori gli incapaci, largo ai bravi!