Amianto, la Sicilia sceglie la linea dura contro i Comuni senza un Piano

PALERMO – La Regione accelera sull’amianto e minaccia riduzione dei fondi e segnalazioni alle autorità competenti per omissioni in materia ambientale da parte delle amministrazioni comunali che non hanno ancora provveduto alla redazione del Piano. Sarebbero, infatti, ancora pochissimi i comuni ad aver ottemperato alle norme della legge amianto approvata nel 2014 e alle linee guida del maggio dell’anno successivo. Una dormita su 32 milioni di euro di varie dotazioni finanziarie (alcune esclusive per i siti di interesse nazionale) per la rimozione del pericoloso minerale dalle nostre città.
Nel numero scorso della Gurs è stata pubblicata la circolare del 14 gennaio relativa alla legge regionale n.10 del 29 aprile 2014 “Norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto” relativa alla “mancata adozione del Piano comunale amianto – Conseguenze e responsabilità collegate”. Un richiamo doveroso per gli amministratori isolani visto che proprio la cosiddetta legge amianto prevede per i comuni “l’obbligo di adottare, entro tre mesi dall’adozione di specifiche linee guida da parte della Regione siciliana, il Piano comunale amianto, e concede trenta giorni di tempo per trasmettere il piano all’Ufficio amianto del Dipartimento regionale della protezione civile”.
Parole in libertà per i sindaci siciliani, visto che le linee guida per la redazione del Piano comunale amianto sono state adottate dalla Regione siciliana con deliberazione della Giunta regionale n. 101 del 20 aprile 2015 e sono state notificate a tutte le amministrazioni comunali con circolare n. 29257 del 7 maggio dello stesso anno, così come abbiamo raccontato su queste pagine.
Prioritari tre obiettivi all’interno del Piano comunale: censimento di tutti i siti, edifici, impianti, manufatti e materiali contenenti amianto, così da certificare la situazione ed evitare smaltimenti illeciti con conseguente abbandono di rifiuti speciali; rimuovere “tutti i rifiuti abbandonati contenenti amianto, rafforzando la vigilanza sul territorio”; programmare interventi di “rimozione e smaltimento dei manufatti contenenti amianto”.
Insomma, senza comuni non si può procedere. E proprio l’indispensabilità delle amministrazioni locali, ha spinto all’inserimento di un articolo che stabilisce che l’Assessore regionale per l’energia ed i servizi di pubblica utilità prepari un bando – recita la circolare – per la “concessione di contributi ai comuni, singoli o associati, finalizzato alla rimozione, trasporto, stoccaggio e conferimento all’impianto di trasformazione” con una dotazione finanziaria pari a 10 milioni di euro.
A riepilogare gli altri fondi a disposizione è sempre la circolare governativa. La legge di stabilità 2015, inoltre, prevede un ulteriore stanziamento pari a 12 milioni di euro nel triennio 2015-2017 per le “bonifiche dell’amianto nei Siti di interesse nazionale (sin) contaminati dall’amianto”. Un ammontare che si aggiunge ai 10 milioni di euro della delibera CIPE n. 6 del 28 gennaio 2015 per la realizzazione del programma di interventi per lo smaltimento dell’amianto e dell’eternit nei comuni della Valle del Belice.
Attenzione, niente sconti agli inadempienti. La mancata osservanza dell’elaborazione del Piano comporta, infatti, una riduzione percentuale “nella misura stabilita dall’Ufficio amianto, delle risorse assegnate ai comuni in materia di amianto e comunque non inferiore al 40 per cento di quelle spettanti”.
Ed è proprio quello che potrebbe presto accadere visto che “solo pochissimi comuni dell’Isola – si legge hanno – ottemperato all’adempimento”. Altrimenti “l’eventuale protrarsi immotivato dell’attuale stato di inerzia di molte amministrazioni comunali e il mancato rispetto degli adempimenti previsti dalla legge dovranno inevitabilmente essere portati all’attenzione delle autorità competenti, dato che le omissioni in materia ambientale possono comportare, se accertate, anche responsabilità civili e penali”.