La diatriba fra Istat e Mef sull’aumento del Pil nel 2015 (0,6 o 0,7 per cento) è stucchevole. Infatti un punto di Pil è fra i quindici e i sedici miliardi di euro, cosicché lo 0,1 per cento è pari a 1,5 miliardi, del tutto insignificante in un’economia che produce oltre 1.600 miliardi di Prodotto interno lordo.
La verità è che la macchina pubblica ha gli ingranaggi arrugginiti, sempre più arrugginiti; cosicché il suo funzionamento è continuamente rallentato e prima o dopo finirà per fermarsi.
Il blocco della macchina pubblica significa il blocco dell’economia, perché quasi tutte le attività, in qualche modo, devono confrontarsi con la burocrazia.
Quando si parla di tagliare la spesa corrente vi è tanta gente in malafede che si riferisce al taglio dei servizi assistenziali necessari a tanti cittadini bisognosi. Non è lì che si deve intervenire, ma nel personale inutile, che prende stipendi senza nulla rendere, nell’acquisto di beni e servizi, molto spesso senza dare l’appalto, cioè in affidamento agli amici degli amici, nella disfunzione dei servizi, nell’assenteismo, nello scarso rendimento medio dei pubblici dipendenti.
Tutto questo è noto ai cittadini.
Per aumentare gli investimenti bisogna avere una macchina pubblica che funzioni. Infatti i rapporti con Bruxelles sono tenuti dalle burocrazie statali, regionali e locali. A Bruxelles bisogna mandare progetti cantierabili, che rispettino tutte le norme dei regolamenti europei, che vanno conosciute e applicate con competenza e professionalità, requisiti che mancano ai burocrati italiani.
Non si spiega infatti come non vengano utilizzati tutti i fondi europei, come fanno Lituania e Polonia. Ancora più grave è il comportamento delle Regioni meridionali, che perdono quasi la metà dei fondi europei per incapacità tecnica ed anche perché non riescono a co-finanziarli.
Il governo Letta ha istituito l’Agenzia per la Coesione, la cui direttrice Maria Ludovica Agrò, venuta nel nostro forum pubblicato il 4 luglio 2015, sta lavorando per far funzionare le burocrazie delle Regioni. Ma finora, anche per le resistenze trovate, i risultati non sono stati incoraggianti, soprattutto al Sud.
Bisogna investire, investire e investire tutte le risorse disponibili in opere pubbliche e attrazioni dei capitali esteri.
Ascoltiamo Draghi o precipiteremo ancora.