Il vulnus più grave del Sud è il tasso infrastrutturale. Con porti e aeroporti che funzionano male, in quanto non sufficientemente competitivi, senza strade ferrate, con l’alta velocità che si ferma a Salerno, con un complessivo stato delle strade statali e provinciali in degrado, senza autostrade degne di questo nome, con scarsezza di interporti e autoporti e senza banda larga, il Sud non può svilupparsi.
È noto, infatti, che soltanto con efficienti reti, materiali e immateriali, con una logistica funzionante, il tessuto economico ha il necessario supporto per girare a regime.
I governi di questi settant’anni post guerra hanno tentato, con la Cassa del Mezzogiorno, di fare decollare il Sud, ma la classe politica ha chiuso gli occhi sulla corruzione estesa che ha impedito alle cospicue risorse finanziarie di arrivare nei territori, con il risultato, appunto, che le infrastrutture sono molto arretrate.
Il Sud, dunque, è diventato la zavorra del Paese. Se la crescita è stata, nel 2015, dello 0,6 o 0,7% (lo sapremo fra poco), nessuno ha ancora detto quant’è stata la crescita notevole delle otto regioni del Nord, certamente più del doppio, e quante regioni del Sud sono andate sotto zero, cioè rimaste in recessione.
Il terzo asse riguarda l’agricoltura innovativa, quella che produce cibo di qualità e, soprattutto, alimenti biologici, per i quali il mercato dei consumatori è molto sensibile. Infatti, le aziende che si sono specializzate in questo versante stanno avendo un notevole successo economico e assorbono manodopera qualificata in quantità sempre maggiore.
Il quarto asse è quello dei servizi avanzati, costituiti da tutte le attività immateriali ad alto valore aggiunto. In questo versante, lo Stato è carente, perché investe appena l’1% in ricerca (la metà della media europea) con la conseguenza che il numero dei brevetti italiani è molto basso. Senza brevetti, non ci sono servizi e prodotti innovativi.
Lo Stato non supporta adeguatamente la nascita delle start-up, perché la sua burocrazia non è in condizione di creare un terreno fertile a ciò che i cittadini con idee e impulsi nuovi possono tentare di trasformare in impresa.
Non ci dilunghiamo sulle cose da fare. Tutti le conoscono. Si dice che ci vuole la volontà politica. Diremmo che ci vuole la capacità politica.
Un dato è certo: se il Sud non si trasforma da zavorra a propulsore, l’Italia non ripartirà. Non solo, ma rischia di affondare definitivamente.