BRUXELLES (Belgio) – Manca il lavoro in Europa. Le istituzioni comunitarie provano a dare una mano rilanciando un vecchio servizio che, potenziato come prevede la legge approvata dal Parlamento europeo la scorsa settimana, potrebbe dare la svolta nella ricerca di migliaia di disoccupati e inoccupati. Si tratta di Eures, il portale della Commissione europea che da 22 anni è in funzione ma dalla scorsa settimana ha iniziato una nuova vita, mentre la rete di servizi pubblici per l’impiego che lo costituisce verrà spinta a innovarsi.
Al 29 febbraio, il portale ospitava 237 mila curriculum (47 mila italiani, la nazionalità più rappresentata, con 8 mila profili in più degli spagnoli e quattro volte il numero degli aspiranti lavoratori rumeni) e 6 mila aziende in cerca di potenziali candidati. Alla stessa data sono state postate 1,1 milioni di offerte di impiego (solo 8 mila italiane, contro le 500 mila tedesche) per quasi 1,9 milioni di posti di lavoro.
Vedendo queste cifre, dovrebbe essere facilissimo trovare un posto di lavoro grazie a Eures: basta registrarsi su
https://ec.europa.eu/eures/, visitare il database e il gioco è fatto. E invece non è così, la domanda e l’offerta hanno difficoltà a incontrarsi e per questo Parlamento e Commissione hanno deciso di riformare la rete.
“Il rinnovato portale Eures – spiegano dall’organo legislativo dell’Ue – dovrebbe incrociare automaticamente i curricula e le offerte di lavoro adeguate”. L’obiettivo è ambizioso e passa dalla classificazione europea per capacità/competenze, qualifiche e occupazioni che sta sviluppando la Commissione.
“La classificazione europea – si legge sul testo legislativo – costituisce una terminologia standard per occupazioni, capacità, competenze e qualifiche, intesa ad agevolare la presentazione di domande di lavoro online all’interno dell’Unione. È opportuno sviluppare la cooperazione tra la Commissione e gli Stati membri per quanto riguarda l’interoperabilità e l’incrocio automatizzato delle offerte di lavoro con domande di lavoro e CV, anche a livello transfrontaliero, tramite la piattaforma informatica comune”.
Tra le altre novità, i membri della rete di Eures potranno essere anche quelle organizzazioni private che forniscano servizi d’assistenza. I centri per l’impiego pubblici dovranno invece fornire il supporto offline ai non esperti del web. Infine si aggiunge la possibilità di agevolare la pubblicazione di offerte di stage e tirocini.
“Vediamo alti livelli di disoccupazione in alcuni paesi dell’UE mentre, allo stesso tempo, ci sono altrove 2 milioni di posti di lavoro vacanti perché c’è mancanza di manodopera qualificata – sono le parole dell’eurodeputato austriaco Heinz K. Backer, relatore del testo -. La piattaforma Eures potrebbe facilitare l’accesso a centinaia di posti di lavoro che sono vacanti”.
“Ci siamo anche battuti affinché questo strumento sia regolarmente valutato per migliorarlo continuamente e in caso modificarlo”, ha infine spiegato Laura Agea, relatrice ombra del M5S. Il regolamento deve ancora essere formalmente approvato dal Consiglio europeo. Entro due anni, i governi nazionali dovranno recepire.
Rete di consulenza e cooperazione per i cittadini europei
L’Eures (la rete dei Servizi europei per l’impiego) è in funzione dal 1994, dunque quest’anno compie 22 anni di attività. La definizione ufficiale è quella di “una rete di cooperazione tra la Commissione e i Servizi pubblici per l’impiego intesa a fornire informazioni, consulenza e servizi di reclutamento o collocamento a favore dei lavoratori e dei datori di lavoro, nonché di tutti i cittadini dell’Unione che intendano beneficiare del principio della libera circolazione dei lavoratori, attraverso la sua rete di persone e i servizi online disponibili sul portale europeo della mobilità professionale”.
Il problema è che questa rete si è rivelata troppo spesso solo un buon proposito non abbastanza sfruttato. I limiti che sono emersi sono tanti: “tra questi – si legge in una nota del Parlamento europeo – una lista incompleta di posti disponibili e curricula, il limitato potenziale della corrispondenza automatica e informazioni transfrontaliere sul lavoro insufficienti”.
La rete di cooperazione coinvolge anche altri partner: agenzie d’impiego private, sindacati, associazioni dei datori di lavoro. Il potenziamento passerà anche da un ufficio europeo di coordinamento, previsto dalla legge appena approvata.