Ue, alto debito bassa competitività

La lettera che l’Ue ha inviato martedì al Governo italiano è in chiaroscuro. Essa, da un canto, comunica che per il momento non intende aprire la procedura d’infrazione per deficit eccessivo; dall’altro, però, indica due punti critici: l’alto debito e la bassa competitività.
Partiamo dal primo: a dicembre 2015 il debito ammontava a 2.169,9 miliardi, con un aumento in valore assoluto di 35 miliardi rispetto a dicembre 2014.
Quando il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dice che il debito si è stabilizzato, afferma una mezza verità. Infatti, da una parte  non è vero che non sia aumentato, come scritto prima, dall’altra, essendo aumentato il numeratore della frazione Pil/debito, si deduce che il quoziente è rimasto fermo.
Tuttavia, l’Unione continua a vigilare perché la situazione non peggiori e in questo semestre farà un’ulteriore valutazione del debito sovrano del nostro Paese, che dovrebbe diminuire in valore assoluto.

Il Governo italiano ha ottenuto lo sforamento del disavanzo (o deficit) previsto per il 2016 nel 2,6%. Ciò significa che verrebbe consentita una maggiore spesa rispetto alle entrate di circa 20 miliardi. Ora, se tale importo fosse stato indirizzato a opere pubbliche e investimenti, secondo la teoria keynesiana, tale scelta avrebbe avuto piena giustificazione. Se poi il Governo avesse adottato il Piano di revisione della spesa, cioè della sua riduzione, realizzato da Carlo Cottarelli e dai suoi successori nella misura di 30 miliardi, vi sarebbe stata la prospettiva di un forte incremento di produzione di ricchezza e di nuova occupazione, non limitata ai dati enunciati dal Governo.
La verità è che la buona volontà del Governo di Renzi – di rimettere in equilibrio le parti dello Stato secondo i criteri del pater familias – fino a oggi ha avuto risposte deboli, perché i tagli degli sprechi, dei favoritismi e dei privilegi sono stati estremamente modesti.
In più, la riforma della burocrazia, che consentirebbe risparmi notevoli e aumenti di produttività, è ancora al palo perché a fronte della legge Madia 124/2015, cioé legge delega o cornice, i decreti delegati non sono stati approvati in via definitiva e forse passeranno ancora diversi mesi prima che essi vedano la luce.
 

L’altro punto debole è stato evidenziato dall’Ue: la bassa competitività del Paese a livello internazionale, indicando la necessità che aumenti la produttività per rendere competitivo il sistema pubblico e privato.
Mentre quest’ultimo è già avanti, dal momento che deve competere con i mercati di tutto il mondo, quello pubblico, pieno di inefficienze e privilegi, continua a restare bloccato. Resta bloccato perché contiene i valori di merito e responsabilità, con la conseguenza che non sono i migliori professionisti a dirigere, bensì i raccomandati che hanno come loro padroni i burattinai. Non servono, per conseguenza, i cittadini.
L’esasperante lentezza di ogni procedimento amministrativo, e quindi il rilascio dei provvedimenti richiesti da cittadini e imprese, l’endemica disfunzione della giustizia, che tiene inchiodati nove milioni di processi (civili, penali, amministrativi e tributari), la mancata trasparenza di ogni Ente pubblico di qualunque livello, l’enorme numero di partecipate pubbliche (più di ottomila con un milione di addetti): sono tutti elementi della bassa competitività del nostro Paese.

Vi è un’ulteriore questione irrisolta, che la legge di Stabilità 2016, valida anche per gli anni 2017 e 2018, non affronta se non marginalmente: la questione meridionale.
Essa rappresenta un quadro desolante perché non ha in sé gli elementi necessari per la rinascita e la crescita, in quanto manca delle infrastrutture senza le quali le attività economiche non possono decollare.
Senza linee ferrate veloci, aeroporti collegati con porti, stazioni ferroviarie, interporti e autoporti; senza i servizi pubblici snelli e utilizzabili digitalmente da tutti i cittadini; senza la banda larga estesa in tutto il Sud; senza le start-up; senza tutto questo il Sud è inchiodato.
Ha ragione l’Ue nell’evidenziare la mancanza di competitività, anche perché manca produttività nella Pa, e il Governo farebbe bene a far tesoro degli ammonimenti ricevuti ed attuare provvedimenti nella direzione giusta, cioé fare le necessarie riforme immediatamente.
Il nostro Paese deve assumere la veste di un motore. Locomotiva, non più quella di vagone di coda.