La crisi che ha colpito l’Italia è stata più grave di quelle che hanno colpito gli altri Paesi europei, perché molto indebitata e incapace di stornare la spesa corrente per girarla a spesa di investimenti e opere pubbliche.
Più grave è il fatto chiarissimo che il nostro Sud è stato più penalizzato dalla crisi, avendo un tessuto sociale ed economico gracile. Cosicché la forbice si è allargata e anche quando è cominciata la ripresa, mentre le regioni del Nord stanno crescendo, quelle del Sud continuano a regredire.
Il peggio è che la povertà nel Meridione alimenta ancora di più l’attività di un ceto politico modesto, perché il bisogno delle classi meno abbienti è alimentato dalla speranza vana che, appunto, i politici meridionali continuano a dar loro.
La situazione del Mezzogiorno è sempre più drammatica, fatte salve due regioni bene amministrate, quali Puglia e Basilicata, che stanno crescendo in linea con le consorelle del Nord. Ma Campania, Sardegna, Calabria e Sicilia soffrono e vedono aumentare il numero di poveri in maniera esponenziale.
Ed è proprio questo il dramma più grande: la diffusione della povertà.
È giusto ed onorevole pagare le tasse, ma esse debbono essere spese con il buon senso del pater familias, perché comunque costituiscono un sacrificio per i contruibuenti.
Non è bello pagare le tasse, come sosteneva l’ex ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ma è giusto che ogni cittadino ottemperi ad esse in osservanza all’articolo 53 della Costituzione.
Tuttavia, vi deve essere sempre un bilanciamento tra imposte e spese, per cui cittadini e imprese che le pagano regolarmente, devono essere confortati che i loro sacrifici siano indirizzati verso la crescita, lo sviluppo, la nuova occupazione e la solidarietà nei confronti dei cittadini gracili.
È evidente a tutti, però, che non si produce ricchezza se non vi è nulla da distribuire; quindi, primario obiettivo è proprio questo e solo dopo interviene il principio della solidarietà.
Sì alle tasse, no agli sperperi, che sono insopportabili per chi è già onerato da problemi di ogni tipo e, soprattutto, dalle costanti angherie di una burocrazia miope e disfattista.