L’Inps non ha accertato la morìa di centinaia di migliaia di partite Iva, cosa che invece ha fatto Unioncamere. Imprenditori, piccoli, medi e micro, artigiani, agricoltori e altri che hanno dichiarato forfait perché gravati da imposte e tasse insostenibili, nonché da insopportabili adempimenti di ogni genere. Cancellarsi dalle Camere di Commercio, da parte di tanta gente, può significare iniziare un lavoro in nero. Non è socialmente giustificabile, ma è umanamente comprensibile.
In questo quadro allarmante, la Regione ha varato la disastrosa Legge di Stabilità 2016, perché in essa non sono previste vere attività indirizzate a investimenti e costruzioni di opere pubbliche, nonchè riparazioni del territorio.
È vero che sono segnati poco più di due miliardi per tale finalità, ma si sa come vanno le cose e se verranno meno le entrate, come accade normalmente, tali spese in conto capitale non saranno effettuate, con ciò bloccando Fondi europei e Fondi statali di sviluppo e coesione.
Il commissario dello Stato (di fatto) Alessandro Baccei, nella sua qualità di assessore regionale all’Economia, sta attuando quanto previsto nella suddetta Legge di Stabilità e quindi porta in Giunta provvedimenti di riduzione della spesa.
Del tutto ridicola, poi, è l’ipotesi di pensionare dipendenti e dirigenti prima dei canonici 67 anni, perché la Regione non ha mai trasferito i propri pensionati all’Inps. Paga direttamente gli assegni a circa 16 mila di essi, con la conseguenza che quando un dipendente o un dirigente va in pensione, la spesa rimane all’incirca la stessa, in quanto si trasferisce da un capitolo a un altro del bilancio regionale.
Vero è che è stato istituito nel 2009 il Fondo pensioni, che dovrebbe avere una gestione autonoma e simile a quella dell’Inps, ma è anche vero che esso gestisce meno di un decimo di tutti i pensionati regionali.
La politica clientelare di questi settant’anni, in nome di un’Autonomia a difesa dei privilegiati, ha evitato che fosse l’Inps a occuparsi delle pensioni di dirigenti e dipendenti regionali, perché in tal modo è stato possibile utilizzare leggi regionali che hanno consentito ai dipendenti di andare in quiescenza anche a cinquant’anni e con soli venti anni di servizio.
I nodi sono venuti al pettine: veramente la festa è finita. Ma senza sviluppo la Sicilia è perduta.